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Pensa che dovevano fare questi due ogni volta per svestirsi e rivestirsi!
Eugenio Pacelli e Josephine Lehnert

Il Bambino Gesù mi vuole terrone
(in English - en français)


- Melchiorre Gerbino
- direttore della rivista Mondo Beat

Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale il papa Pio XII promosse in diverse nazioni con popolazione prevalentemente cattolica la formazione di partiti politici denominati Democrazia Cristiana o Cristiano Democratici. Ciò faceva parte della strategia di una rinnovata politica vaticana, dalla cui trama emergeva chiaro il disegno di una seconda crociata antisovietica, capitanata questa dai capitalisti, la prima essendo stata condotta dai nazifascisti durante la guerra. Chi sa se l'avversione di Pio XII verso l'Unione Sovietica avesse avuto origine da ragion veduta, cioè l'avere egli visto in Stalin un nemico peggiore di Hitler, o se da sentimenti protettivi verso Suor Pasqualina e l'amata Baviera. È però certo che Pio XII aveva visto in Stalin il diavolo, ed era stato sul punto di dichiararlo a divinis l'Anticristo, quando sarebbe stato fermato in extremis dai gesuiti. D'altronde c'era reciprocità di sentimenti paranoici tra Pio XII e Stalin, quest'ultimo avendo una notte convocato in fretta e furia i generali dell'Armata Rossa per farsi dire quante armate avesse il Papa di Roma! Ciò non avrebbe impedito ai due di trovare tacitamente l'intesa per spartirsi il potere e il contropotere in Italia, al momento di un referendum sul mantenimento della monarchia in Italia o sull'istaurazione di una repubblica: allora Pio XII avrebbe esortato i cattolici e Stalin i comunisti a votare per l'istaurazione di una repubblica. Il risultato di questo referendum sarebbe stato di quasi due milioni di voti a favore del mantenimento della monarchia, ma Pio XII e Stalin avrebbero fatto truccare il risultato. Questo dico in verità, e non per nostalgie monarchiche, che re Vittorio Emanuele III avrebbe meritato di essere fucilato alla schiena... Si è parlato molto di criminali politici di quella generazione, particolarmente di Stalin e di Hitler: io penso che nessuno lo sia stato quanto Pio XII e difatti Stalin era mosso da una ideologia, Hitler quantomeno da sete di vendetta, ma entrambi avrebbero voluto a modo loro cambiare in meglio il mondo, mentre Pio XII voleva che il mondo restasse nell'oscurantismo e nell'idolatria, anzi, ove possibile, che vi regredisse. Dopo il referendum truccato, con l'acquiescenza di Pio XII furono fatti rientrare in Sicilia i mafiosi che durante il Fascismo erano scampati alle retate del prefetto Cesare Mori e avevano riparato negli USA. Questi mafiosi furono fatti rientrare in pompa magna e li si agevolò perché si consolidassero nel territorio siciliano, territorio che il Fascismo aveva liberato dalla Mafia. Questi mafiosi avrebbero dovuto incettare voti per il partito politico creato e gestito dal Vaticano, la Democrazia Cristiana, e il Vaticano li avrebbe retribuiti con il più sporco dei salari, il pizzo, che i mafiosi stessi avrebbero imposto a quanti avessero svolto attività produttive. Si realizzava così la prima fase di un piano perverso: ostacolare il progresso in Sicilia. Nella seconda fase di questo piano si sarebbe creato in Sicilia un antistato, operando nel territorio con politici e giudici al servizio del Vaticano. Nella terza fase si sarebbe fatto espandere questo antistato dalla Sicilia a tutto il Meridione d'Italia e da lì sarebbero stati trasferiti nell'Italia del Nord prefetti, questori, giudici, commissari di polizia e altri funzionari asserviti al Vaticano. Muovendo dalla Sicilia, al contrario di Giuseppe Garibaldi che aveva unificato l'Italia, Pio XII avrebbe realizzato in Italia il divide et impera di classica memoria. Pio XII, al secolo Eugenio Pacelli, era romano de Roma e nessun papa più di lui avrebbe incarnato la vera natura della Chiesa Cattolica Apostolica Romana. Che cos'è in verità questa chiesa, nella cui ragione sociale l'aggettivo qualificativo "cristiano" non figura? Da dove origina? Per quanto paradossale possa sembrare, essa origina da Afrodite, la dea greca dell'amore, nata nelle onde del Mare Egeo dall'ultimo orgasmo del pene di Urano, dopo che il figlio Crono glielo aveva strappato e l'aveva scagliato in quel mare. Ciò sarebbe avvenuto mille e cinquecento anni prima che Gesù di Nazareth nascesse in una grotta in Palestina. La dea Afrodite (Venere presso i romani) avrebbe avuto tante love stories, con dei e con mortali, e tra questi ultimi una con il principe troiano Anchise, da cui concepì l'eroe Enea. Come si sa Enea prese parte alla Guerra di Troia e fu l'unico a non credere allo stratagemma del Cavallo di Ulisse, per cui non festeggiò la fine dell'assedio ma rimase in armi con i suoi guerrieri, e a notte, mentre tutti gli altri troiani gozzovigliavano ubriachi e gli achei ne facevano strage, Enea con la spada in pugno, tenendo con l'altra mano il figlioletto Ascanio per mano e portando sulle spalle il vecchio padre Anchise, con i suoi uomini si aprì un varco verso una nave con la quale salpò da Troia in fiamme. Quando arrivò a Cartagine e chiese asilo, fu accolto dalla regina Didone, che si sarebbe innamorata perdutamente di lui (era figlio di Venere, chi sa con quali pratiche erotiche avrà intrattenuto la regina). Quando, dopo una permanenza di qualche anno a Cartagine, Enea avrebbe salpato alla volta della Sicilia, la regina Didone si sarebbe suicidata, mentre dalla sua reggia ne avvistava ancora la nave (Enea è il latin lover ante litteram). Arrivato a Segesta, insediamento elimo, quindi di origine troiana, Enea sarebbe stato accolto con grandi onori dal re Aceste e lì il vecchio Anchise, confortato dall'affetto di parenti, sarebbe morto e i ludi in suo onore sarebbero stati celebrati, come descritti nell'Eneide da Virgilio. Enea si sarebbe fermato cinque anni a Segesta e poi con due navi, e forte di duecento guerrieri, avrebbe salpato alla volta del Lazio, dove avrebbe affrontato Turno, re dei rutuli, lo avrebbe ucciso in una sfida a singolar tenzone e ne avrebbe sposato la moglie Lavinia, figlia del re Latino, eponimo del Lazio. Da Enea e Lavinia sarebbe discesa la Romanità, come i romani stessi riconoscevano. Le tracce di questo magnifico eroe si sarebbero perse durante un uragano, quando, il mito vuole, Enea fu preso in un turbine e trasportato nell'Olimpo. Il di lui figlio Ascanio, che appena posto piede nel Lazio avrebbe assunto il nome Julo (da lui discese il clan romano più nobile, la Gens Julia) si insediava in un'area abitata dal popolo dei volsci. Lo scontro tra i guerrieri di Julo e i volsci sarebbe stato inevitabile, se tra l'amazzone Camilla, regina dei volsci, e Julo non si fosse convenuta una sfida a singolar tenzone, perché il vincitore avesse a regnare sui due gruppi etnici unificati. Vinse Julo e Camilla perì. L'evento avrebbe segnato il momento del passaggio dal matriarcato al patriarcato nel Lazio. La tradizione vuole che Julo nel Lazio avrebbe poi fondato la città di Albalonga. Da lì la storia è più nota: Romolo e Remo, il Ratto delle Sabine e una nuova miscela razziale, e giù nei secoli fino a Caio Giulio Cesare (Giulio perché della Gens Julia: nel suo stemma l'astro Venere!). Alla morte di Cesare tra i suoi due delfini sarebbe prevalso Ottaviano, allorché Marco Antonio, che con tutto il suo esercito s'era rammollito ad Alessandria, sapendosi perdente avrebbe evitato di dare una battaglia fratricida tra romani e si sarebbe suicidato e con lui, per amor suo, si sarebbe suicidata Cleopatra (Marco Antonio è il primo latin lover). Ottaviano, divenuto imperatore romano, prese il nome di Cesare Augusto e promosse il primo censimento della storia (quando tra tutti i soggetti dell'Impero fu censito anche Gesù di Nazareth) e conseguì la costruzione del primo acquedotto con condutture di piombo, e con questo acquedotto avrebbe causato il declino della razza romana. E difatti nelle ossa dei romani dei tempi di Cesare Augusto e fino a quelli di un paio di secoli dopo, si riscontrano tassi di piombo molto superiori alla soglia di tolleranza, e conseguentemente si rilevano le patologie del saturnismo, di cui i due aspetti più terrificanti sono il rachitismo e la follia, le cui tracce sono ancor oggi evidenti nei romani dei quartieri popolari e tra i ciociari. E fu grazie all'apporto del sangue dei barbari che i romani non si estinsero. E finalmente con l'adozione del Cristianesimo quale religione di stato da parte dell'imperatore Costantino, poi con l'investitura del potere temporale al vescovo Leone (instaurazione del Papato), la nobiltà romana avrebbe trovato la formula con cui potere continuare a governare le genti di un impero ormai in decadenza: l'esercizio teocratico del potere. E quale religione migliore del Cristianesimo per esercitare un tale potere? Una religione che insegna a porgere l'altra guancia a chi ti dà uno schiaffo e il cui fondatore viene crocefisso tra due ladroni con lo scherno di una corona di spine sul capo. Costretta ad abiurare alla sua magnifica mitologia, la nobiltà romana avrebbe adottato quella di una setta di ebrei masochisti, ma a uso e consumo di barbari e schiavi, e nel suo sdegnoso razzismo non avrebbe adottato il termine "cristiano" nella ragione sociale del culto con cui avrebbe oppiato le plebi. Se domani la Chiesa, questa esoterica società troiana, guardie svizzere e bagagli avesse a traslocare dalla Città del Vaticano a Yamoussoukro in Costa d'Avorio, dove con preveggenza s'è fatta costruire un complesso gemello di Piazza e Basilica San Pietro (Notre-Dame-de-la-Paix) e sulla croce avesse a rimpiazzare il semita col camita o con lo scimpanzé geneticamente modificato, non avrebbe a scomporsi più di tanto, potendo restare a pieno titolo "Cattolica Apostolica Romana"... Non rivangherò qui tutta la storia della Chiesa. Dirò che essa si è sempre adoperata a indebolire e svilire il tessuto sociale dei popoli su cui ha esercitato influenza. Prova ne sono i cumuli di scheletri di neonati sotterrati all'interno dei monasteri medievali, luoghi dove veniva segregato il fiore della nobiltà, perché vi si consumasse nell'inerzia. Inevitabili erano le storie d'amore tra gentiluomini e nobildonne, rinchiusi in conventi contigui comunicanti con sotterranei, storie che finivano sempre con l'assassinio della prole. Né si creda che la politica perversa del Vaticano si sia esaurita nel medioevo o con l'Inquisizione, perché s'è visto quale è stata la recente politica di Pio XII verso l'Italia. Politica che tutti i papi successori hanno seraficamente perpetuata. Se uno di questi papi successori fosse stato in grado di fare eleggere alla presidenza della Repubblica italiana il Mostro di Firenze, allora sarebbe stato beato, perché il mostro avrebbe perpetrato spontaneamente mostruosità contro gli italiani e mostruosità mirate gli si sarebbero potute fare perpetrare coi ricatti. In verità, la politica vaticana verso l'Italia, perpetuata dai papi successori, è stata ancora più perversa e deleteria di quella di Pio XII (solo il papa Paolo VI, al secolo Giovanni Battista Montini, nell'attuarla avrebbe mostrato talora delle titubanze, dovute alla sua sensibilità di gay)... Sono siciliano, vivo parte del mio tempo in Sicilia, luogo che dalla fine della Seconda Guerra Mondiale è di fatto un protettorato vaticano, dove i diritti civili sono sconosciuti o lettera morta, dove ci si raccomanda per i propri diritti, principalmente per il lavoro, luogo da dove si continua a emigrare in cerca di lavoro. Ai tempi del papa Pio XII fu mandato in Sicilia il cardinale Ernesto Ruffini, emiliano, a coordinare mafiosi, politici, magistrati, e gestire l'antistato. Da ragazzino io ebbi il privilegio di potermi confessare una volta col cardinale Ruffini (mio padre era segretario politico della Democrazia Cristiana di Calatafimi). Il presule si sforzò allora di mostrare interesse nell'ascoltare i miei peccatucci, ma posso ora capire quanto ne sarà stato tediato. Erano tempi, quelli del cardinale Ruffini, in cui la Democrazia Cristiana trionfava alle elezioni politiche in Sicilia e la Sicilia era un baluardo antisovietico, così come Pio XII anelava. Ma con la morte di Pio XII e l'ascesa al pontificato di un sottile diplomatico, Giovanni XXIII, al secolo Angelo Roncalli, il Vaticano avrebbe abbandonato la plateale barricata antisovietica e avrebbe cominciato ad ascoltare le buone ragioni dei sovietici, così come ascoltava quelle dei capitalisti, preoccupato di sopravvivere allo scontro mortale tra i due blocchi, cioè di sopravvivere alla Guerra Fredda, chiunque dei due l'avesse vinta. Per mettere a punto questa strategia, Giovanni XXIII avrebbe enunciato l'enciclica "Pacem in terris", con la quale avrebbe esortato capitalisti e sovietici a ricercare la pace tra di loro. E come per la sopravvivenza del popolo ebraico la lobby giudaica si sarebbe sdoppiata alla fine della Seconda Guerra Mondiale, essendo partiti scienziati per l'Unione Sovietica, altri per gli USA, così Giovanni XXIII avrebbe sdoppiato la lobby vaticana, la curia romana sarebbe rimasta a flirtare coi capitalisti, i gesuiti sarebbero stati assegnati a collaborare coi sovietici. E, richiesti dai sovietici, i gesuiti avrebbero fatto da testa di ponte per un loro sbarco politico in Sicilia. I gesuiti avrebbero forzato, col ricatto, politici democristiani da posizioni filoamericane a filosovietiche (Bernardo Mattarella), poi con manovre oscure avrebbero fatto dimettere dalla carica il primate di Sicilia, cardinale Francesco Carpino, e al suo posto sarebbe stato sollevato il cardinale Salvatore Pappalardo (che quando era stato delegato apostolico in Indonesia s'era fatto incastrare per vicende di pedofilia dai servizi segreti sovietici e aveva finito per collaborare con loro) e finalmente sarebbe stato accolto nella cooperativa comunista "Città del Mare" l'astro nascente della politica sovietica, Michail Gorbaciov, che sarebbe stato assecondato dal piemontese Achille Occhetto, fatto arrivare in Sicilia con la carica di segretario regionale del Partito Comunista Italiano. Quello che Gorbaciov e Occhetto per l'occasione avrebbero finto di volere realizzare sarebbe stato il cosiddetto "compromesso storico", cioè portare al governo della Sicilia i comunisti in coalizione coi democristiani. Dico che avrebbero finto, perché la realizzazione di quel piano sarebbe stata impossibile, e lo sapevano bene: si sarebbe trattato di rendere neutrale un'area che la spartizione del mondo a Yalta aveva fatto cadere sotto il controllo degli USA, e per di più un'area altamente strategica. I falchi della politica americana non avrebbero esitato a fare eliminare Piersanti Mattarella, il politico democristiano che era stato condannato, chi sa a causa di quali intrighi, a perseguire l'impossibile impresa politica del "compromesso storico" in Sicilia. I sovietici sapevano bene che gli americani avrebbero eliminato Mattarella, e in realtà premevano perché ciò avvenisse, per causare instabilità politica in un'area sensibile del mondo occidentale, che già questo per loro sarebbe stato un ottimo risultato. A loro volta i gesuiti si rendevano ben conto di tutto ciò, ma non potevano sottrarsi alla volontà dei sovietici, dovendo assecondarli nei loro piani per la causa della sopravvivenza della Chiesa ove mai i sovietici avessero vinto la Guerra Fredda...Piersanti Mattarella fu ucciso. E l'intreccio tra sovietici e gesuiti si sarebbe spinto fino all'omicidio di papa Giovanni Paolo I, al secolo Albino Luciani, avvelenato dal Generale dei gesuiti Pedro Arrupe, e all'attentato contro il papa Giovanni Paolo II, al secolo Karol Wojtyla, e nelle due circostanze il cardinale Salvatore Pappalardo sarebbe stato sul punto di diventare papa. E però quando Giovanni Paolo II, che era sopravvissuto all'attentato, si decise a sciogliere l'ordine dei gesuiti, allora le teste di uovo troiane gli fecero intendere la causa di forza maggiore per cui i gesuiti agivano, e il loro ordine non sarebbe stato soppresso, e il cardinale Pappalardo sarebbe stato infine sollevato alla carica di presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Intanto, nel bel mezzo di questa storia infernale della Santa Sede, c'era stato un terremoto nella Valle del Belice. Il mio paese, Calatafimi, ne era stato colpito, ma non in maniera catastrofica come altri paesi limitrofi. Il governo italiano aveva allora assegnato al comune di Calatafimi miliardi di lire (milioni di euro) perché il paese venisse restaurato. Il cardinale Pappalardo e gli agenti sovietici e i politici e i palazzinari che gli orbitavano intorno non avevano tempo da perdere con i restauri. Per incettare buona parte di quei miliardi avrebbero fatto dichiarare inagibile il quartiere più solido di Calatafimi, il Borgo, e avrebbero costruito un paese satellite, Sasi, con prefabbricati scadenti e gonfiando le fatture delle spese. Avrebbero costruito un paese senza scuola, senza farmacia, senza vespasiano, senza botteghe alimentari, senza alcun genere di servizi: una anticamera del cimitero. Mio padre, che nel dopo terremoto si era opposto alla costruzione di Sasi e avrebbe voluto che Calatafimi fosse restaurata, fu costretto a lasciare la carica di sindaco, cui era stato appena eletto e, dopo venticinque anni durante i quali era stato ininterrottamente segretario della Democrazia Cristiana, sarebbe stato esautorato dalla carica e gli sarebbe stata ritirata la tessera del partito. Al posto suo sarebbe stato eletto sindaco un villanzone, tale Giuseppe Di Stefano, fratello di un prete. Quando costui a breve sarebbe morto, avrebbe lasciato un'eredità di più di un miliardo di lire (all'incirca un milione di euro), frutto delle tangenti che aveva percepito per la costruzione di Sasi. Poiché nel testamento non era stato equo nel ripartire il bottino tra i fratelli e le sorelle (era scapolo), tra costoro si sarebbe scatenata una prolungata vergognosa pubblica lite per l'eredità, cui la cittadinanza avrebbe assistito ammutolita, e da questo quadro si può evincere in quale livello di degrado morale vivano i terroni, e in quale impotenza civica. Alla morte, a questo Giuseppe Di Stefano sarebbe stata dedicata nel municipio di Calatafimi una lapide in cui si sprecano gli elogi; poi un vescovo cattolico sarebbe venuto a Calatafimi a dedicargli una piazza. Ma tutto ciò è normale in Sicilia, ci sarebbe da stupirsi del contrario. La Sicilia deve stagnare, non deve svilupparsi (e allora per nulla Pio XII avrebbe fatto rientrare i mafiosi dall'America?!). I soldi che la Comunità Europea prima, poi l'Unione Europea, hanno assegnato alla Sicilia perché vi si realizzassero programmi di sviluppo, sono stati rigorosamente rinviati ai mittenti, perché fossero elargiti ad altre aree europee, preferibilmente non cattoliche (quando un cattolico non accende più due candele davanti alla statua di San Biagio, protettore della gola, ma per curarsi la laringite si reca dall'otorinolaringoiatra, allora egli si comporta da luterano e la Chiesa ne perde un po' di controllo). E se una parte dei soldi assegnati alla Sicilia per la realizzazione di progetti di sviluppo sono stati erogati, allora si può essere certi che sono andati a finanziare progetti fasulli, presentati da amici degli amici... E c'è di peggio! Durante la presidenza del socialista Pertini e l'amministrazione del socialista Craxi ci fu impegno politico a modernizzare l'Italia. Furono assegnate allora somme di denaro ai comuni perché rendessero telematici i loro servizi. Nei comuni a controllo vaticano, come purtroppo il mio, furono comprati scientemente computers obsoleti, e i responsabili di ciò, come premio, furono poi sollevati da cariche comunali a cariche provinciali!... Né solo questo genere di sabotaggi subiscono i siciliani, che ancora più mortificanti sono quelli perpetrati contro le libertà individuali. Ricordo i tempi bui e vergognosi quando i gesuiti avevano preso da poco il controllo politico in Sicilia e facevano amministrare l'antistato dai loro ex discepoli Sergio Mattarella e Leoluca Orlando, sapientemente annidati nell'area politica della sinistra. Allora si sarebbe arrivati al punto di mandare la polizia durante un carnevale a Calatafimi a fare dei blitz nelle case di gente comune che stava ballando, col pretesto che le case non erano collaudate perché vi si festeggiasse in più di otto persone: multe salatissime e giovani accompagnati nella sacrestia di un buon parroco cattolico che li avrebbe fatti ballare legalmente, un buon parroco che si sarebbe fatto in quattro per farli divertire, tanto che avrebbe pure inseminato una fanciulla e l'avrebbe poi fatta abortire (come ai bei tempi dei conventi!)... E come non ricordare il concerto di Frank Zappa a Palermo? Lo Stadio della Favorita gremito di giovani - alcuni giovani handicappati seduti nelle carrozzelle al centro del prato - quando irrompeva la polizia e con una carica travolgeva tutto e tutti in una bolgia di lacrimogeni!... Motivo? Nessuno. Spiegazione? Nessuna... Anzi, sì! Il motivo e la spiegazione sono che in un protettorato vaticano sono malviste le aggregazioni di massa che esulino da quelle religiose e i gesuiti sono zelantissimi nel farle disperdere. Ma se si tratta di andare a vedere madonne che appaiono in cielo, allora si viene coccolati, ci si trova a viaggiare in autobus con aria condizionata, e si viene festosamente avviati per prati nel cui cielo la madonna appare. I gesuiti, che come si sa sono dotti e brillanti, sono riusciti ad ammaestrare una madonna, quella di Bel Passo, che appare regolarmente il primo giorno di ogni mese dell'anno tra le nuvole o nel sole. Pensate dunque a questa Madonna di Bel Passo! Essa appare il primo di gennaio, poi conta trentun giorni e appare il primo febbraio, poi, se febbraio non è bisestile, conta ventotto giorni, altrimenti ventinove, e appare il primo marzo, e così tutti i mesi dell'anno, fonte perenne di gioia e di grazie!... E poi ci sono pure le statue di madonne che piangono! E intorno a esse l'aggregazione umana non è dispersa dai gesuiti, ma incoraggiata. E queste sceneggiate della madonna sarebbero divertenti, se per montarle non si sabotasse il progresso in Sicilia e non si avviassero a morte prematura milioni di individui violentati nella coscienza e trascurati nella salute. E nel resto del Meridione d'Italia è la stessa situazione ovunque. A parte il vitto e l'alloggio, al terrone standard è dato di pagarsi una vettura a rate e per il resto la sua economia è fatta ruotare attorno a battesimi, dei suoi figli e di quelli dei suoi parenti e conoscenti, e prime comunioni, cresime, matrimoni, funerali: niente aggregazioni culturali laiche, perché la Chiesa le considera concorrenza del demonio e ne fa paralizzare le strutture, con tutti i mezzi, dalle chiusure dei locali per inagibilità agli incendi dolosi... E poiché sono uno che ha viaggiato per il mondo, posso testimoniare di come il Vaticano eserciti la sua influenza in altre aree a prevalenza cattolica. Ne selezionerò tre, una africana, una americana, una asiatica, e ne farò un succinto quadro. Poiché il quadro sarà desolante, non vorrei che qualcuno fosse tratto in errore e pensasse che quasi tutti i paesi del Terzo Mondo dalla fine della Seconda Guerra Mondiale a oggi siano sprofondati sempre di più nel caos, perché ciò è vero per quanto riguarda quasi tutti i paesi del Terzo Mondo con popolazione prevalentemente cattolica, mentre altri paesi hanno quasi tutti conseguito progresso... Visitai la prima volta il Madagascar, paese a stragrande maggioranza cattolica, nella prima metà degli anni 70, allorché da poco aveva ottenuto l'indipendenza dalla Francia: era allora un paese pieno di speranze, la gente ottimista, gli alberghi puliti e le strade delle grandi città carrozzabili, vi si respirava aria di gioventù e di libertà. Sono tornato altre tre volte in Madagascar, l'ultima nel 2003. Posso testimoniare del continuo degrado delle sue infrastrutture, che oggi sono fatiscenti, e della corruzione politica che vi è andata sempre più dilagando, che ha causato guasti e abbandono da cui è emerso il colera che ora miete vittime a migliaia. Per dare un'idea del degrado e della corruzione, dirò che i venti chilometri di strada che uniscono la città di Toulear alla spiaggia di Ifaty, che una volta si percorrevano in venti minuti, oggi si percorrono in più di due ore, quando non imperversa la stagione delle piogge! Ifaty è una località turistica importante del Madagascar, con alberghi sull'oceano di tutte le categorie. Diverse volte i gestori di questi alberghi hanno versato soldi perché fosse rifatto a spese loro il manto stradale, di cui non c'è più traccia, essendoci ora al suo posto buche immani che obbligano i mezzi a fare deviazioni interminabili. Ma oltre che dai gestori di alberghi, l'esecuzione dell'opera è stata sovvenzionata pure da organismi internazionali e da nazioni europee. I soldi sono sempre spariti e il manto stradale non è mai stato rifatto: a marzo del 2003 il rifacimento della Toulear-Ifaty era stato sovvenzionato 22 (ventidue) volte. Per fare intendere poi cosa siano la vita politica e l'amministrazione della giustizia in Madagascar, dirò della elezione a consigliere comunale di Antananarivo di un candidato che non si era presentato alle elezioni, ma era amico del presidente della repubblica Didier Ratsiraka. "Ma come?!" avevano detto indignati quelli dell'altra parte politica, che si erano sentiti danneggiati "Com'è possibile che sia eletto consigliere comunale uno che non si è presentato alle elezioni?!" e avevano fatto ricorso all'alta corte di giustizia malgascia. I membri di quell'alta corte di giustizia, che a un occhio superficiale potrebbero sembrare bestioni accaldati da toghe e parrucche, e sono invece uomini sereni, hanno sentenziato che l'elezione dell'amico del presidente era valida, e hanno mostrato così indipendenza e imparzialità di giudizio. Quando ultimamente stavo per lasciare il Madagascar, si approssimava l'8 marzo, giorno della festa della donna, e il Vaticano, che certamente ha un grande potere ma non il senso del ridicolo, andava intensificando la campagna sui media perché la donna malgascia celebrasse l’evento in fedeltà e astinenza! Poi, all'aeroporto, si imbarcavano col mio volo i soliti individui panciuti, i visi cianotici per le indigestioni, il piglio un po' bieco, funzionari del Vaticano, detti "missionari"... Passando all'America Latina, e limitandomi a parlare di un solo paese, dirò del terribile destino cui è stato condannato il cattolicissimo Venezuela. La prima volta che lo visitai era il 1977 e nel paese trovai un grande benessere diffuso, tanto che decisi di fermarmici e durante 4 mesi lavorai a delle creazioni artistiche su lastre di vetro che vendetti a mobilifici, con grande profitto economico, che con quello che guadagnai in quei 4 mesi potei viaggiare per più di un anno attraverso l'America del Sud, la Polinesia, la Melanesia, l'Asia e rientrare con ancora 100 dollari in tasca nella mia casa di campagna in Sicilia. Il grande benessere diffuso del Venezuela era dovuto alla politica di sfruttamento delle ingenti risorse petrolifere pianificata a beneficio della popolazione da politici socialisti di vaglia, come Carlos Andres Perez. Poi, durante il mio secondo viaggio in Venezuela, nel 1987, prima che il paese facesse ancora passi nell'industrializzazione ed entrasse nel novero di quelli tecnologici, il Vaticano riuscì a fare eleggere alla presidenza il democristiano Luis Herrera Campins (assecondato nella campagna elettorale da un team internazionale di cervelli, tra cui l'italiano Antonio Pilati). Luis Herrera Campins, una volta installatosi alla presidenza, sarebbe stato così efficiente nel mandare il Venezuela in bancarotta, che la popolazione vi avrebbe sprofondato nel caos e nella miseria, e la criminalità, dilagando, avrebbe creato nella società venezuelana la più grande insicurezza che società conosca al mondo... E passando in Asia, le Filippine erano il secondo paese più industrializzato di tutto il continente, seconde solo al Giappone, quando gli USA concedevano l'indipendenza alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Nell'Asia Gialla, dove dalla fine di quella guerra a oggi lo sviluppo industriale è andato crescendo e oggi è elevatissimo, solo le Filippine, che di quell'area sono l'unica nazione a stragrande maggioranza cattolica, sono andate regredendo industrialmente e oggi sono uno dei paesi più allo sbando, dove i militari vendono la dinamite ai pescatori e agli integralisti islamici: i primi, pescandoci, hanno distrutto le barriere coralline delle settemila isole che formano la nazione; i secondi la usano negli attentati. Tra il 1978 e oggi sono stato tre volte nelle Filippine, per le cui maggiori isole ho viaggiato in lungo e in largo: vi ho visto tutto stagnare e regredire, l'unico incremento che ho notato è quello dei masochisti che ogni anno si fanno crocifiggere nella ricorrenza del Venerdì Santo... Ora, prendendo spunto da queste pratiche masochiste alle Filippine, che sono in ultima analisi spettacolari pratiche di mortificazione sessuale che il Vaticano sollecita, vorrei mettere in chiaro come a nessuno sia dato di fare spallucce quando si parla del Vaticano e della sua politica di repressione sessuale, essendo ancora oggi il Vaticano il maggiore potere al mondo e per certi aspetti la sua politica di repressione sessuale essendo condizionante dello stile di vita di tutti. E per tagliare corto e dimostrare che ciò che asserisco è vero, dirò della cosidetta "Epidemia di AIDS", di cui il Vaticano strilla incessantemente ai 4 venti, una epidemia in realtà inesistente, che però da vent'anni castiga il comportamento sessuale di tutti, cattolici e non, e nevrotizza e intristisce l'esistenza di ognuno. Ma a questo punto mi si potrebbe obiettare: Epidemia inesistente?! E tutti quei giovani che muoiono di deficienza del corpo immune?! Risponderei che se non si muore di fame o di morte violenta, allora, giovani o vecchi che si sia, si muore di deficienze del corpo immune, altrimenti si vivrebbe eterni. Quei giovani muoiono massimamente di epatiti virali, quelli che si bucano, e di abuso di antibiotici, che infiacchiscono e mandano in tilt il sistema del corpo immune (l'assunzione di farmaci è uno dei riti più deleteri della società dei consumi, alimentato dalle multinazionali che li producono tramite i medici che li prescrivono). E in qualunque caso quei giovani non muoiono a causa di una "Epidemia di AIDS". E se le cose stessero come io sostengo, allora sarebbe interessante sapere quali partecipazioni abbia il Vaticano nelle multinazionali dell'informazione, che la campagna dell'Epidemia di AIDS montano e orchestrano a livelli parossistici di lavaggio del cervello di massa. E quali partecipazioni abbia il Vaticano nelle multinazionali farmaceutiche, che dalle nazioni industrializzate ricevono donazioni di miliardi di dollari per la ricerca sull'AIDS e intanto vendono miliardi di dollari di medicinali a basso costo alle nazioni del terzo mondo, dove vanno registrando morti di AIDS tutti quelli che vi vanno morendo di colera, di malaria, di fame. E quali partecipazioni abbia il Vaticano nelle multinazionali che alimentano guerre in Africa Nera per devastarla e saccheggiarla delle sue risorse naturali. L'Africa Nera è disseminata di morti ammazzati, il cui numero va a ingrossare l'elenco dei morti dell'Epidemia di AIDS. Mi chiederete: e i politici al potere, sono stati tutti al gioco?! Sì, tutti, da Kamuzu Banda, presidente del Malawi, che faceva uccidere all'aeroporto gli studenti che rientravano in patria con i capelli lunghi, a Bill Clinton. Se uno di loro si fosse opposto allo strapotere delle multinazionali, sarebbe stato spazzato via dalla sua poltrona come un fuscello dal vento. E poi i governanti, di qualunque estrazione essi siano, non sono mai anarchici, e pertanto a loro va bene un'invenzione come l'Epidemia di AIDS, che impone un costume sessuale castigato ai soggetti che amministrano... E madre Teresa di Calcutta?! Vi dirò che a duecento metri da dove operava nessuno a Calcutta sapeva che esistesse, tanto irrilevante era la sua opera nel mare magnum della società indiana. Agnès Gonxha Bojaxhiu, questo il suo nome albanese, è servita negli ultimi anni della sua vita e serve ora da morta perché i preti confessori, promettendo il paradiso, carpiscano eredità a vecchie persone e le girino al Vaticano tramite la Congregazione delle Missionarie della Carità di Madre Teresa di Calcutta, e ciò a discapito dei parenti di quei vecchi. E procedendo in questa disamina del Vaticano, e prendendo spunto da Agnès Gonxha Bojaxhiu, vorrei allargare il discorso ai religiosi cattolici in generale e asserire che solo una esigua parte di essi consiste di soggetti che hanno risposto alla chiamata di Gesù, mentre gli altri sono stati sottratti in tenera età a famiglie indigenti, particolarmente a vedove, e rinchiusi in seminari e conventi. Che quanto asserisco sia vero è dimostrato dal fatto che nella parte d'Europa abitata prevalentemente da cattolici, quella meridionale, dove oggi quasi del tutto è scomparsa l'indigenza, quasi del tutto è scomparsa la chiamata di Gesù, mentre nell'immediato dopoguerra, allorché vi regnava la miseria, i seminari e i conventi non riuscivano a contenere il numero di quelli che volevano entrarci (perciò il Vaticano nei paesi in cui esercita influenza promuove la corruzione politica e la disgregazione sociale, perché emerga la miseria di cui si nutre, né ci si può attendere un cambiamento di attitudine dal Vaticano, perché la sua dottrina consiste di una truffa troiana, come s'è visto, e quelli che hanno riformato questa dottrina, come Martin Lutero, hanno dato vita a società emancipate con l'ingombrante Gesù di Nazareth in mezzo, che nessuno sa come togliere di mezzo). E tornando al tema dei religiosi cattolici, ieri incettati nelle famiglie indigenti europee, oggi in quelle del Terzo Mondo, non si può non parlare della dimensione umana in cui essi si vengono a trovare nei seminari. I rapporti omosessuali che tra di loro dovrebbero intercorrere senza traumi, così come tra individui dello stesso sesso che coabitano isolati dal resto della società, diventano invece schizofrenici. Lo diventano perché i rapporti omosessuali dei seminaristi sono sacrileghi per le leggi della Chiesa, ma inevitabili per le leggi della prossemica. Alle teste di uovo troiane interessa che i preti dedichino il massimo del loro tempo alla Chiesa e non ne sottraggano beni materiali ma ve li accrescano, cose che non si potrebbero chiedere loro se fossero sposati e con prole, e perciò sottomettere i seminaristi a una prolungata formazione in un ambiente dove è impossibile non sperimentare rapporti omosessuali schizofrenici, fisici o platonici che siano, è ciò che le teste di uovo troiane hanno scientemente programmato, perché chi ne sperimenta ne resta condizionato. Quando monsignor Marcel Lefebvre, arcivescovo di Dakar, che era stato tollerato dal Vaticano benché avesse sollevato polemiche durante tre pontificati (perché il latino era stato parzialmente abolito nella liturgia e per altre questioni di lana caprina) avrebbe detto finalmente una cosa seria, e cioè che il Vaticano promuoveva l'omosessualità tra i suoi religiosi, allora sarebbe stato prontamente scomunicato da Giovanni Paolo II e con una bolla in latino! E tornando al tema dell'omosessualità schizofrenica dei religiosi cattolici, una particolare patologia essi manifestano nei riguardi dell'imperatore romano Nerone, che dipingono a fosche tinte, quale peggiore nemico di tutti i tempi: la verità è che nutrono nei riguardi di Nerone una inconfessabile quanto irrefrenabile gelosia, perché Nerone, come documentato dallo storico latino Tacito, a un certo punto sposò un maschio, con una cerimonia magnifica cui furono invitate a spese dell'erario tutte le meretrici dell'impero, che accorsero in gran numero a Roma e dai ponti sul Tevere fecero cadere cascate di fiori sul corteo nuziale, e finalmente Nerone consumò il matrimonio, cioè si fece sodomizzare, davanti ai membri del senato romano riuniti al gran completo. Ora, questi moti di gelosia sarebbero divertenti se i religiosi cattolici li riservassero a Nerone e ad altri personaggi pagani, ma purtroppo essi li manifestano pure verso gli omosessuali laici contemporanei, e massimamente verso i pedofili, nei riguardi dei quali nutrono il verme della gelosia rancorosa. Soggetti altrimenti calcolatori, i preti perdono la ragione quando si tratta di pedofili laici, e si lasciano andare, come qualche anno fa a Palermo, a sfilate di protesta cui fanno partecipare ragazzi di quartiere coi quali essi stessi intrattengono rapporti di pedofilia. Per non parlare di un prete energumeno, dall'accento terrone, che è apparso in un canale TV per intimare al presidente della Repubblica italiana un incontro a quattr'occhi, per potergli spifferare i nomi di pedofili eccellenti. Sì, di gelosia pedofila i preti impazziscono e si lanciano in attacchi suicidi, kamikaze di un paradiso dove riceveranno in premio il monopolio delle attenzioni dei fanciulli. Né le numerose denunce di molestie omopedofile presentate contro i religiosi cattolici negli USA, che mostrano la punta emersa dell'iceberg della condizione omopedofila dei religiosi cattolici nel mondo, potranno fare rinsavire i preti, perché la loro condizione sessuale è patologica, come s'è visto, né tanto meno intaccheranno il potere del Vaticano, che è una piovra dai cento tentacoli che ricrescono se tranciati. Solo se i religiosi stessi presentassero denuncia per le molestie sessuali che essi hanno patito nei seminari, il potere del Vaticano verrebbe scosso alle fondamenta, perché costretto allora a cambiare sistema di educazione all'interno delle sue strutture e accordare ai preti il diritto al matrimonio: sono tempi lontani, se mai verranno. E così i religiosi cattolici per un verso fanno pena, perché vittime della lobby troiana, per altro verso fanno orrore orwelliano, perché questa lobby perpetuano. È con la pratica della "Confessione", che i preti perpetuano la lobby troiana. Questa pratica, dalla Chiesa detta "Sacramento della Confessione", fu introdotta ai tempi dell'Inquisizione dal papa Giulio III, al secolo Giovanni Maria Ciocchi del Monte. Consiste di un soggetto reo confesso dei propri peccati e di un prete che ne raccoglie la confessione garantendo assoluta segretezza. Nella garanzia dell'assoluta segretezza c'è l'inganno, che è vero il contrario, e cioè che le informazioni utili che il prete riceverà finiranno nel cervellone del Vaticano, che altrimenti non alimenterebbe una rete di intelligence di migliaia di suoi funzionari sparsi per il mondo, ma direbbe ai fedeli "Non ci fate perdere tempo e denaro, fate come i luterani: confessatevi direttamente con Dio." E invece "confessore" è uno dei massimi meriti che il Vaticano riconosce ai suoi servi defunti perché siano sollevati agli altari. Ovviamente questi santi confessori non avranno scaricato nel cervellone del Vaticano informazioni su anonimi cornuti o ladri di polli! E qui c'è da cogliere un aspetto dell'illegalità della pratica della confessione, cioè della sua incostituzionalità nelle nazioni dove la dottrina cattolica non costituisca religione di stato, e quindi oggi dappertutto, eccezion fatta la Città del Vaticano e qualche sua grottesca colonia. E difatti se in uno dei paesi convenzionati all'Aia e rappresentati all'ONU un cittadino viene a conoscenza di crimini che la magistratura persegue d'ufficio, commessi da un altro cittadino, è in obbligo di farne denuncia immediata alla polizia, pena la sua stessa incriminazione. Né in alcuna delle nazioni dove la religione cattolica non costituisca religione di stato i preti confessori hanno uno status che li esenti da questo dovere. Ma di fatto non vi assolvono: tanto è ancora oggi il potere del Vaticano (Unione Sovietica e Cina avevano combattuto questo potere, ma una è uscita perdente dal confronto, l'altra è dovuta scendere a compromessi). Un secondo aspetto dell'illegalità della pratica della confessione, il più perverso, consiste nel condizionamento che subisce chi vi si sottoponga. Chi si confessa sta inginocchiato, col capo reclinato sul petto, cosicché il confessore, che sta seduto più in alto, dietro la grata del confessionale, ne possa vedere, senza essere egli stesso visto, tutti i dettagli della testa (calvizie, forfora, alopecia). Chi si confessa inspira e espira a fatica con la bocca e col naso inclinati sul petto, mentre il confessore, se vuole, gli può fare arrivare in faccia il suo alito. Nella postura assunta dai due soggetti ci sono le condizioni, di penalizzazione dell'uno, di dominio dell'altro, in uso nella pratica dell'ipnosi. Il rito della confessione inizia con il peccatore/peccatrice che recita a viva voce un atto di fede a dio padre onnipotente e recita poi un atto di dolore per i peccati che ha commesso, alla fine dei quali il prete chiede a mezza voce -"Quando ti sei confessato/confessata l'ultima volta?". Dopo la risposta, cade un istante di silenzio tra i due, poi il prete bisbiglia -"Che peccati hai commesso?", e il peccatore/peccatrice bisbiglia con un nodo alla gola - "Mi sono masturbato/masturbata". Nella stragrande maggioranza dei casi quello che confessa un paziente (mi sia consentito a questo punto di chiamarlo così) sono peccati della sfera sessuale, e sono proprio quelli di cui vuole sentire il funzionario del Vaticano, preparato a penalizzare la libido del paziente, per sodomizzarlo, se si tratta di un fanciullo attraente, per sottrarne l'eredità, se si tratta di un anziano, e nella stragrande maggioranza dei casi per orientarlo nelle scelte politiche, cioè per farne assegnare il voto elettorale a partiti o a politici al servizio del Vaticano. Il cosidetto voto cattolico, che così ne deriva, ha ancora peso determinante, tanto che ha fatto la differenza nell'ultima elezione del sindaco del mio paese, a favore del Vaticano, così come in tantissimi altri comuni d'Italia. E con questo voto cattolico si nutre l'antistato vaticano contro lo stato italiano, quando si concede a quello, a spese di questo, la gestione di istituti di educazione cattolica; e si nutre l'antistato vaticano contro lo stato italiano, quando si pagano stipendi statali a funzionari vaticani perché impartiscano l'ora di religione cattolica nelle scuole italiane, dove dovrebbe essere invece impartita l'ora dei diritti civili (in un qualsiasi marciapiede di una qualsiasi città italiana è assai più probabile imbattersi in una banconota da cinquanta euro, smarrita da qualcuno, che in un cittadino che sappia recitare correttamente un solo articolo dei 139 della Costituzione italiana). E si nutre l'antistato vaticano, a spese del contribuente italiano, quando a livello comunale, provinciale, regionale, statale si elargiscono fondi per la costruzione o il restauro di chiese e per la messa in posa di statue di idoli cattolici dell'ultima generazione. E tutto ciò, essendo palesemente illegale e universalmente accettato come norma, alimenta il giro vizioso dell'ignoranza che genera illegalità. L'illegalità ha raggiunto tale livello in Italia, e soprattutto tra i terroni, che vengono condannati alla galera uomini che hanno fatto all'amore con donne consenzienti, perché queste non avevano ancora compiuto diciotto anni di età. La legge italiana, in sintonia con quella dell'Unione Europea, recita che la donna italiana è sessualmente emancipata a quattordici anni - la costituzionalità di questa legge è stata ribadita dalla Corte Suprema di Cassazione - e pertanto se una fanciulla che ha già compiuto i quattordici anni dice alla mamma "Ho finito di fare i compiti, bevo una cocacola e vado a fare all'amore con Melchiorre Gerbino" non c'è madonna che tenga, signor giudice cattolico apostolico romano! E l'illegalità ha raggiunto un tale livello in Italia, e soprattutto tra i terroni, che quando nei paesini è portato in processione l'idolo del Vaticano addobbato di orologi e banconote, allora nessuno si stupisce se l'idolo è seguito da un impettito sindaco con fascia tricolore, come va facendo il post-fascista Nicolò Cristaldi, sindaco del mio paese. A differenza dell'Italia Fascista, gli idoli del Vaticano non costituiscono religione di stato nell'attuale Repubblica italiana, signor sindaco del mio paese, e pertanto lei può venerarli come privato cittadino, ma non indossando la fascia tricolore, perché allora lei rappresenta tutti i cittadini del paese, me incluso, e io non venero quegli idoli, anzi, quando li vedo passare in processione, dal mio cuore sollevo una mazza e con la mente li fracasso a colpi, perché quegli idoli riducono la durata e la qualità della mia vita e di quella della mia gente. E l'illegalità ha raggiunto un tale livello in Italia, quando si tratta di coprire storie scabrose o criminali in cui sono coinvolti religiosi cattolici, che si sente imbarazzo a parlarne. Dal vecchio prete gay di Mazara del Vallo, che finisce ammazzato dall'amante tunisino - e il vescovo arriva prima dell'autorità giudiziaria ed è lasciato passare per fare sparire falli di gomma e riviste pornografiche - al cardinale campano che pratica l'usura, cui il Vaticano si dichiara pronto a fornire passaporto diplomatico perché non venga processato. Anni fa mi trovavo in Austria, quando lessi sul "Kurier" una intervista, cui quel quotidiano dava grande risalto. L'intervistato era Francesco Saverio Borrelli, procuratore generale presso la Corte di Appello del Tribunale di Milano, titolare dell'inchiesta cosidetta Mani pulite. Alla domanda: "Da cosa nascono i mali della giustizia italiana?", il procuratore Borrelli rispondeva: "Dalle ingerenze del Vaticano negli affari della giustizia italiana.". Il giorno dopo ero in Italia e compravo giornali dei maggiori quotidiani indipendenti e di tutti i partiti politici: in nessuno di essi si faceva riferimento all'intervista del procuratore Borrelli, solo L'Osservatore Romano, organo ufficiale della Santa Sede, in un articolo di nessun risalto, dove non era riportata né la domanda dell'intervistatore né la risposta dell'intervistato, si chiedeva - "Ma che va dicendo Borrelli?!... Borrelli si sbaglia!". Questo il tragico quadro della situazione italiana. Né facciano spallucce europei e americani quando si tratta della situazione italiana, perché anche essi mangiano bocconi avvelenati dal Vaticano. E difatti l'ultima guerra combattuta in Europa, quella contro la Serbia, condotta dagli USA, è potuta avvenire perché quella guerra veniva sollecitata e benedetta dal Vaticano. Vero è che agli USA, che avevano vinto la Guerra Fredda, oltre a smembrare l'Unione Sovietica premeva di smembrare pure la Jugoslavia, per farne cadere una parte, quella prevalentemente musulmana, nell'area di influenza dei turchi e dei sauditi, per compensare così i primi della loro fedele alleanza e accattivarsi ancor di più quella dei secondi, ma perché il Vaticano avrebbe invocato questa guerra e a gran voce? Ne avrebbe avuto l'interesse, perché così alla Serbia, che aveva avuto la predominanza nella Confederazione Iugoslava, sarebbe stata tolta la possibilità di rifondare una nuova confederazione sulle ceneri della vecchia e perciò il Vaticano avrebbe potuto liberare la Slovenia e la Croazia, le cui popolazioni sono prevalentemente cattoliche, e farle integrare prontamente nell'Unione Europea, nel cui parlamento il voto cattolico è determinante. Ricordiamoci che il voto cattolico è stato determinante fin dalla prima forma di aggregazione europea, creata appunto dal Vaticano. E difatti la Comunità Europea sarebbe emersa dalle trame tessute da papa Pio XII. Costituita a Roma, vi avrebbero aderito Belgio, Francia, Germania dell'Ovest, Italia, Lussemburgo e Olanda, paesi tutti a larghissima presenza cattolica. E tornando all'ultimo boccone avvelenato che il Vaticano avrebbe fatto ingoiare agli europei, il papa Karol Wojtyla, poiché contava sulla futura quota di voto cattolico di Slovenia e Croazia, avrebbe lanciato lo slogan "disarmare l'aggressore!", e avrebbe incitato e benedetto la crociata contro la Serbia cristiano ortodossa e i bombardamenti su di essa, e avrebbe accondisceso che le venisse sottratto il Kossovo, culla della patria serba, e avrebbe acconsentito che il Kossovo cadesse sotto l'area d'influenza dei turchi e dei sauditi, con la scusa che in esso avevano prolificato i musulmani, e avrebbe fatto sbadigli di noia quando decine di migliaia di serbi avrebbero dovuto abbandonare i loro luoghi di nascita e i loro beni. Ciò avrebbe provocato una frattura insanabile tra la chiesa cattolica e la chiesa ortodossa di Mosca. Già la chiesa ortodossa di Mosca era stata sommamente irritata quando, al collasso dell'Unione Sovietica, il Vaticano le avrebbe sottratto fedeli, convertendoli col cibo da ortodossi a uniati (questi ultimi sono la presenza in Russia di cattolici di origine polacca). Ma il Vaticano andava perseguendo a ragion veduta la frattura con la chiesa russa. E a tutt'oggi spera che da essa si possa fare togliere le castagne dal fuoco, perché il Vaticano non vuole che la Russia aderisca all'Unione Europea e sarebbe deliziato se fosse l'irritato patriarca di Mosca a osteggiarne l'adesione. E perché non vuole il Vaticano che la Russia aderisca all'Unione Europea, se è vero che vi aderirebbero territori dalle enormi risorse naturali, come la Siberia e parte della Manciuria? Il Vaticano non vuole perché vi aderirebbero milioni di cittadini che non esprimono voto cattolico, i cui rappresentanti sbilancerebbero gli attuali equilibri politici nell'Unione Europea. E al Vaticano va benissimo che la Norvegia e l'Islanda non abbiano voluto aderire all'Unione Europea, perché sono quasi totalmente luterane, e il Vaticano fa voti perché Inghilterra, Svezia, Danimarca, che sono altrettanto luterane, si tirino fuori completamente dall'Unione Europea e non soltanto con le rispettive monete come han fatto finora. E cosa sarebbe una Unione Europea senza Russia, senza Inghilterra, senza Scandinavia? Sarebbe una comunità di pasta frolla, che finirebbe per spappolarsi quando vi entrerebbero in fretta e furia polacchi, croati, sloveni, slovacchi (il voto cattolico!), perché allora andrebbe in affanno la locomotiva tedesca. Ma il Vaticano spera e si adopera perché tutto ciò avvenga, perché il Vaticano si nutre di miseria. Quello che preme attualmente al Vaticano è che nel preambolo di stesura della Costituzione dell'Unione Europea vengano riconosciute le origini cristiane dell'Europa (Sono troiane, Santità, e greche!)... Né migliori sono le sorti degli USA. A una progressiva irreversibile decadenza sono stati condannati da quando papa Giovanni XXIII riuscì a farvi eleggere presidente John F. Kennedy, con una frode elettorale perpetrata dal mafioso Sam Giancana che manomise le schede elettorali nello Stato dell'Illinois. Eletto presidente, John F. Kennedy si sarebbe fatto fotografare inginocchiato davanti a Giovanni XXIII, un monarca assoluto di uno stato che gli USA non riconoscevano. E questo abile Giovanni XXIII non avrebbe cercato la pacem in terris, come nell'enciclica che aveva promulgato, ma avrebbe cercato un'intesa coi sovietici, come s'è già detto, perché la Chiesa avesse a sopravvivere qualora i sovietici avessero vinto la Guerra Fredda. E così, oltre a mettere i gesuiti a disposizione dei sovietici, questo papa avrebbe inviato John F. Kennedy a Vienna a incontrare il leader dell'Unione Sovietica, Nikita Krusciov, per deliziarlo con i suoi buoni propositi di distensione. E Giovanni XXIII avrebbe indotto John F. Kennedy a flirtare con Martin Luther King, per assicurare alla dinastia cattolica dei Kennedy oltre al voto cattolico anche quello degli afroamericani, ovviamente promettendo loro assistenzialismo. Ma a questo punto avrebbero squillato tutti i campanelli d'allarme nella lobby luterana, che dai tempi di George Washington a quelli di Dwight Eisenhower aveva edificato gli Stati Uniti d'America. La sentenza sarebbe stata di morte. Ma tale sarebbe stata la complessità dell'operazione che si doveva imbastire per eliminare John F. Kennedy, che la lobby luterana avrebbe dovuto ricorrere ai servizi di quella sionista, che controllava il delicatissimo settore dell'informazione. Una volta richiesta nella sala dei bottoni, la lobby sionista non avrebbe esitato ad accaparrasi potere. E difatti, eliminato John F. Kennedy ed eliminati pure Martin Luther King e Robert Kennedy, dalla lobby sionista sarebbe emerso Henry Kissinger, ebreo tedesco naturalizzato statunitense, che fin lì era stato consigliere nel National Security Council e nell'Arms Control and Disarmament Agency e che da lì avrebbe compiuto una vertiginosa scalata a raggiungere incarichi strategici e ricoprirne più di uno alla volta, fino a raggiungere la carica di Segretario di stato. Per la confusione con cui avrebbe agito l'Amministrazione di Gerald Ford, e poi per la paralisi in cui si sarebbe venuta a trovare l'Amministrazione di Richard Nixon a causa di una campagna stampa condotta da due giornalisti ebrei, durante la reggenza di Henry Kissinger si sarebbero gettate le basi di una pace irreversibile tra Egitto e Israele (che avrebbe rimescolato le carte dell'intrigato gioco panarabo e avrebbe causato l'attentato mortale al presidente egiziano Anwar al Sadat); ci sarebbe stata la fine della guerra del Vietnam (una disfatta da cui gli americani avrebbero risentito una sindrome); ci sarebbe stato l'omicidio del re Feisal AbdelAziz dell'Arabia Saudita per mano di un nipote che aveva studiato negli USA dove aveva partecipato a feste in cui aveva fatto uso di allucinogeni ed era stato sottoposto a ipnosi (il che avrebbe minato la fiducia degli AbdelAziz verso l'alleato americano e fatto gridare loro vendetta, che si può ipotizzare si sia materializzata con l'abbattimento delle Torri Gemelle). Infine, la lobby sionista non avrebbe fatto più mistero di come avrebbe gradito un ebreo alla presidenza degli Stati Uniti. E poiché tanti segnali sono premonitori dell'arrivo del Messia Ebraico, in Vaticano il cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, che a quanto pare avrebbe fiutato l'odore del Mashiah, avrebbe dichiarato che la Chiesa non sarebbe contrariata dal suo arrivo, ma anelerebbe a partecipare ai giochi che ne avessero a conseguire (come dire ai sionisti: questi della lobby luterana hanno avuto quello che si meritavano, ora sediamoci noi a un tavolo e vediamo a che gioco giocare). E qui mi fermo, perché non avrei più granché da dire sul Vaticano, né voglio parlare io di sionisti e di wahabiti (se alla politica di queste due lobbies ho accennato, è perché non ho potuto sottrarmene, avendo dovuto evidenziare cosa abbia causato l'ingerenza del Vaticano nella politica statunitense). A queste due lobbies muovano critiche rispettivamente intellettuali israeliti e musulmani, che certamente le loro critiche sarebbero molto più circostanziate e approfondite di quelle che potrei muovere io. Certo è che quelle lobbies non sono migliori di quella vaticana, perché come quella e con quella imprimono un corso alla Storia nel quale l'ottanta per cento di quello che l'umanità produce viene investito in beni di morte e solo il venti per cento in beni di vita. Questo corso crea disastri nel pianeta e, se già non è troppo tardi, poco manca perché non si superi la soglia di non ritorno della catastrofe universale.

O Venere Afrodite,
calici di vino
di grappoli d'uva e di bacche di mirto
levo a te, o Dea, e libo,
e pervaso da Priapo
tendo la nerchia tremula
ricurva
al tuo ovario,
perché compiaciuta di me
e di quanti
così intensamente ti adoriamo,
tu conceda l'Eroe
che ci conduca
per aspera ad astra.

(Settembre del 34 dopo lo sbarco sulla Luna)


Nota 1. Avevo datato questo scritto Settembre del 34 dopo lo sbarco sulla Luna perché avevo creduto che gli astronauti USA nel 1969 fossero sbarcati sulla Luna, ma mi sarei poi reso conto di come essi fossero in realtà sbarcati nel Deserto del Nevada.

Nota 2. Questo testo è stato scritto nel 2003 e rimaneggiato nel 2023.



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