Home Page
Italiano      English      Español      Français


Promossa da Gianni De Martino causa contro Melchiorre Gerbino. Il pubblico ministero Maurizio Romanelli la motivava in questi termini:

L'atto di accusa.
L'atto di accusa del Pubblico Ministero Maurizio Romanelli


Da Melchiorre Gerbino agli intestatari:
Chiedo che mi sia resa giustizia!


Avvocato Roberta Rosabianca Succi,
Avvocato Tatiana Morosetti
e p.c. Dottoressa Ombretta Malatesta

Oggetto:
Udienza del 27 giugno 2014 ore 12.00 fissata per le conclusioni avanti il Tribunale di Milano, Sezione X Penale, Dott.ssa Malatesta, nel procedimento penale R.G.G.I.P.11202/12 e R.G.N.R. 11474/06.


Gentile Signora Roberta Rosabianca Succi,
mi rivolgo in primis a Lei, dato che alla mia casella melchiorre.gerbino(@)yahoo.com é pervenuta una Sua e mail con la quale Lei mi comunica di essere stata nominata mio avvocato d’ufficio nella causa per diffamazione, che sarà intentata contro di me da Giovanni De Martino, a sua volta patrocinato dall’Avvocato Tatiana Morosetti.
Io non so chi abbia fornito a Lei questo mio indirizzo di posta elettronica, che non é pubblicato nel mio Melchiorre Gerbino - Mel Gerbino - Sito Uffiale né in nessun mio documento. Presumo che glielo abbia fornito l’avvocato della controparte, Tatiana Morosetti, con la quale io mi sono intrattenuto a scambiare e mail.
Mi va bene perciò cogliere l’occasione per indirizzarmi ora a entrambi Voi avvocati, a Lei, Signora Succi, in quanto mio avvocato d’ufficio, alla Signora Morosetti in quanto avvocato della controparte. Ciò faccio perché quanto da me ora qui scritto venga messo integralmente agli atti di questo preannunciato processo.
PREMETTO che é da oltre 40 anni che io denuncio a chiare lettere, in libri, articoli, scritti, che Giovanni De Martino, sedicente Gianni De Martino, nato a Angri (SA) il 9.2.1947, per quanto mi riguardi é un assassino e un ladro.
A SEGUIRE, I FATTI
Giovanni De Martino, che aveva allora venti anni, arrivò dalla Campania a Milano, alla sede della rivista Mondo Beat, a fine aprile 1967, cioè sei mesi e mezzo dopo che il Movimento Mondo Beat era stato fondato (15.10.1966) e un mese e mezzo prima che venisse disciolto.
Allora il Governo Moro si apprestava a fare distruggere dai militari le strutture del Movimento Mondo Beat e veniva orchestrata allora una veemente campagna di stampa contro Mondo Beat, condotta dal Corriere della Sera e da altri due quotidiani, poi falliti, il Corriere d’informazione e La Notte, e avveniva allora che un’ondata di agenti segreti, di spie, di delatori di polizia, s’infiltrassero nel Movimento Mondo Beat, tra costoro Giovanni De Martino.
Costui mi venne a chiedere di potere fare parte della redazione della rivista. A Mondo Beat si accettava la collaborazione di tutti, ad esclusione di violenti, ladri, e di quanti facessero consumo di stupefacenti nelle sue strutture. Ciò perché Mondo Beat era un movimento anarchico nonviolento, i cui fondatori (Vittorio Di Russo, Melchiorre Gerbino, Umberto Tiboni) credevano nel miglioramento dei singoli individui e conseguentemente della società umana. E perciò Melchiorre Gerbino accettò che Giovanni De Martino facesse parte della redazione della rivista Mondo Beat, benché costui mostrasse i limiti di una culturale provinciale e parlasse con quell’insopportabile cadenza dell’entroterra del Salernitano detta "inflessione del cafone".
Quando alla di lui richiesta, senza che io avessi letto nulla di quello che scriveva, io dissi prontamente che poteva fare parte della redazione di Mondo Beat, Giovanni De Martino chiese una dilazione di un paio di settimane, perché doveva mettere a posto delle cose altrove.
Tornò a Mondo Beat il 9 maggio 1967. Durante le due settimane in cui si era assentato era stato indottrinato, tra l’altro, a usare un accendino Taser, con cui mi avrebbe colpito alla testa durante un’intervista televisiva di Elio Sparano nella sede di Mondo Beat, causandomi una commozione cerebrale e ammutolendomi. Probabilmente perché nella ripresa televisiva il fatto sarà stato troppo evidente, l’intervista non fu mandata in onda. Se la registrazione non é stata incenerita dai servizi segreti, giace negli archivi della RAI. Nè io allora mi resi conto di cosa mi fosse veramente successo, perché io ero allora troppo idealista per pensare che al mondo ci fossero individui come Giovanni De Martino.
Poco tempo dopo questo fatto, il Governo Moro fece distruggere dai militari la Tendopoli di Mondo Beat, Nuova Barbonia, e fece requisire i locali della redazione di Mondo Beat, La Cava. Io sciolsi allora il Movimento ufficialmente (15 giugno 1967) non essendo state lasciate a Mondo Beat altre opzioni se non la lotta armata o lo scioglimento. E decisi di non pubblicare più la rivista Mondo Beat (che era rivista famosa e di successo di vendite) perché, senza il supporto del Movimento, ritenni che la rivista sarebbe stata di nessuna valenza nel proseguo degli sviluppi della Contestazione, che da Mondo Beat era nata e si era andata propagando. Ma ci fu una pressante richiesta da parte di scrittori e di intellettuali, estranei al Movimento, perché si pubblicasse un ultimo numero, a testimonianza della distruzione di Mondo Beat. Io ritenevo ciò inutile (sulla distruzione di Mondo Beat stavano scorrendo fiumi d’inchiostro in Italia e se ne scriveva pure all’estero) tuttavia acconsentii, per non mostrarmi autoritario. Ma, a marcare il mio dissenso, dichiarai che non mi sarei preso cura di ideare e strutturare questo ultimo numero (cosa che invece avevo fatto per i 6 numeri precedenti). Dovendo decidere a chi affidare la preparazione di questo ultimo numero, non potei che a Giovanni De Martino, l’assassino che il sistema mi teneva alle costole, i ragazzi validi di Mondo Beat, che avrebbero potuto fare questo lavoro, essendo stati incarcerati o dispersi. Giovanni De Martino (che io presentai all’editore Giangiacomo Feltrinelli, che gli mise a disposizione una tipografia) dopo un mese e mezzo di travaglio avrebbe dato alla luce un numero di Mondo Beat con una veste così parrocchiale che lo stesso gesuita Bartolomeo Sorge, direttore di Civiltà Cattolica, lo avrebbe concepito più originale.
Ma se si può supporre che tutte le cose fin qui da me descritte non siano altro che illazioni, su quanto scriverò da qui in avanti, a testimonianza di come Giovanni De Martino sia un assassino e un ladro, ci sono riscontri inconfutabili.
Dopo lo scioglimento del Movimento Mondo Beat, io e mia moglie, la pittrice svedese Gunilla Unger, decidemmo di andare a vivere un anno in Marocco. Giovanni De Martino insistette vivamente perché potesse venire con noi e fu accontentato. Arrivammo in Marocco nel novembre del 1967. Lì Giovanni De Martino, che abitava separatamente da me e da mia moglie, si sarebbe coordinato con un un agente dei servizi segreti italiani, tale De Mattia, che operava sotto copertura diplomatica all’Ambasciata d’Italia in Casablanca.
Accompagnato da Giovanni De Martino, il funzionario De Mattia, di cui io ignoravo l’esistenza, sarebbe venuto a casa mia a Essaouira a trovarmi, senza essersi fatto preannunciare. A causa di ciò che sarebbe successo dopo la visita del De Mattia, c’é da concludere che costui sia venuto con l’intento di studiarmi ed escogitare la maniera per farmi eliminare fisicamente.
Difatti, poco tempo dopo la visita del De Mattia, divennero insistenti gli inviti di Giovanni De Martino perché io e Gunilla Unger ci si recasse da Essaouira a Marrakech, per visitare una casa frequentata da hippies. Quando verso la fine di aprile del 1968 Giovanni De Martino riuscì finalmente nel suo intento, cioè ci condusse in quella casa, in essa, tra decine di hippies di diverse nazionalità che la frequentavano, si annidavano assassini che avrebbero dovuto eliminare me, che non mi sono mai bucato, con una overdose di morfina, e rendere Gunilla Unger tossicodipendente. Ciò perché in Italia si potesse gridare ai quattro venti: "Avete visto che fine ha fatto il leader della Contestazione, quel drogato del direttore di Mondo Beat, e che fine ha fatto sua moglie?!"...
Melchiorre Gerbino e Gunilla Unger restammo prigionieri tre giorni in quella casa di Marrakech, di fatto forzati ad assumere psicofarmaci, ma, come Dio volle, riuscimmo a uscire da quella casa e, abbordato un taxi, facemmo una corsa di oltre 200 chilometri alla volta di Casablanca, dove denunciammo i fatti in un commissariato di polizia. Dalla polizia fu subito dato ordine di accerchiare e perquisire quella casa a Marrakech, cosa che avvenne prima che i servizi segreti intervenissero in tempo per evitarlo. Un fatto così eclatante, che coinvolse tantissime persone e i servizi segreti di Italia, Marocco, USA, non può essere cancellato dai records. Melchiorre Gerbino e Gunilla Unger ci recammo pure all’Ambasciata d’Italia a denunciare verbalmente il fatto, e la presenza di Melchiorre Gerbino all’Ambasciata d’Italia fu messa a registro con un numero di protocollo.
All’uscita dell’Ambasciata d’Italia, Melchiorre Gerbino e Gunilla Unger fummo fermati dai servizi segreti marocchini e rinchiusi in un carcere, separatamente, durante tre giorni, e lì subimmo torture mentali e fummo sottoposti a somministrazione di psicofarmaci. Ma avevamo sollevato troppo rumore e avevamo lasciate troppe tracce perché ci si potesse eliminare alla chetichella. E però le conseguenze dei tre giorni passati rinchiusi nella casa di Marrakech e dei tre giorni rinchiusi nella prigione di Casablanca sarebbero state devastanti: Melchiorre Gerbino e Gunilla Unger avremmo attraversato anni bui, prima di ritrovare equilibri e orientamenti.
E ORA VENIAMO AL PUNTO
Giovanni De Martino, a proposito del De Mattia, scrive:
"Quanto al funzionario del Consolato Italiano di Casablanca che ti feci conoscere quando venne a Essaouira insieme alla signora Carla Pesciatini della Dante Alighieri, era un amico di mio padre che mi aveva scritto di andarlo a trovare per ottenere una Dispensa in quanto residente all’estero e mettere così in regola la mia posizione rispetto all’obbligo del servizio militare, allora obbligatorio."
Firmandosi "Gianni De Martino", tanto scrive Giovanni De Martino in un post, datato 24 ottobre 2012, che s’intitola "LETTERA APERTA A MELCHIORRE GERBINO, UN MEZZO FESSO CHE SI COMPORTA DA VIGLIACCO", pubblicato nel blog ANATRA ALL'ARANCIA MECCANICA
Nel bel mezzo di questo post, con cui Giovanni De Martino insulta Melchiorre Gerbino in mille modi e gli butta addosso veleno con mille menzogne, Giovanni De Martino si lascia andare alla dichiarazione di cui sopra. Egli asserisce che il De Mattia era amico di suo padre, il quale aveva scritto una lettera perché il De Mattia sistemasse la posizione militare del figliolo.
Ma, se ciè fosse stato vero, quale correlazione ci sarebbe stata tra la situazione militare di Giovanni De Martino e la situazione di Melchiorre Gerbino, che stava scrivendo un libro in Marocco, per cui il funzionario d’ambasciata De Mattia si sarebbe dovuto spostare centinaia di chilometri, da Casablanca a Essaouira, e senza farsi preannunciare si sarebbe recato da Melchiorre Gerbino, che peraltro ne ignorava l’esistenza?!
Mi chiedo come si possano fare dichiarazioni tanto sciocche come queste di Giovanni De Martino in merito ai suoi rapporti col De Mattia (per inciso, la Signora Carla Pesciatini, della "Dante Alighieri", citata da Giovanni De Martino, non venne mai da me a Essaouira, nè in compagnia del De Martino, nè del De Mattia, nè di altri, nè da sola)...
E così Giovanni De Martino, che da oltre quarant’anni era andato contorcendosi in mille imposture nel descrivere la storia di Mondo Beat e dei suoi retroscena, alla fine é cascato come un asino! Invece di dichiarare di non avere mai conosciuto il De Mattia, ha dichiarato che lo frequentava perché era amico di suo padre!
Dato che la magistratura persegue d’ufficio i casi di omicidi e di tentati omicidi, quale quello della mia vicenda personale, ove si volesse fare luce su di essa non sarebbe difficile avere riscontri di come il De Mattia sia stato un agente dei servizi segreti che operava sotto copertura diplomatica all’Ambasciata d’Italia in Marocco; nè sarebbe difficile avere riscontri di come lo stesso Giovanni De Martino sia un agente dei servizi segreti, se é vero che egli pubblica nel suo sito ufficiale articoli e foto con cui lo dimostra inconfutabilmente. L'agente Gianni De Martino

L'agente Gianni De Martino con il generale israeliano Avigdor Kahalani
Quanto da me sopra riprodotto è copia conforme di quanto viene pubblicato in Gianni De Martino - Sito Ufficiale Io ne ho fatto la riproduzione nel caso il De Martino avesse ora a togliere l’originale dal suo sito.
Vada da sé che un agente dei servizi segreti, e non un "beat", venga introdotto a un generale di brigata israeliano, un "falco" quale Avigdor Kahalani, e da questi venga invitato in un’area sensibilissima, come le Alture del Golan, a scattar foto-ricordo tra mezzi blindati e cannoni di lunga gittata.
Né Giovanni De Martino è soltanto un assassino, che prima mi colpì alla testa con un’arma Taser e poi mi condusse in una casa di Marrakech dove mi attendevano sicari che avrebbero dovuto eliminarmi con una overdose di morfina, perché Giovanni De Martino è pure ladro.
Corredato di un DVD-ROM, dove sono riprodotte tutte le pagine dei sette numeri della rivista Mondo Beat, Giovanni De Martino, sedicente Gianni De Martino, ha pubblicato nel 2008, con la casa editrice Costa & Nolan, il libro "Capelloni & Ninfette: Mondo Beat, (1966 - 1967) Storia, immagini, documenti"

L'agente Gianni De Martino ruba il copyright di Melchiorre Gerbino e pubblica Capelloni & Ninfette
Capelloni & Ninfette: Mondo Beat, (1966 - 1967) Storia, immagini, documenti

Voglio qui ricordare che io, Melchiorre Gerbino, e solo io, detengo il copyright dei sette numeri della rivista Mondo Beat. Ciò perché il 3 gennaio 1967 io registrai a mio nome alla Camera di Commercio di Milano una società denominata "Mondo Beat", finalizzata a pubblicazioni per la scuola; lo stesso giorno mi recai alla sede dell’Ordine dei Giornalisti della Lombardia dove presentai domanda d’iscrizione all’Albo dell’Elenco Speciale quale direttore responsabile del quindicinale studentesco "Mondo Beat"; una settimana dopo, avendo ottenuto l’iscrizione all’Albo, io presentai al Tribunale di Milano richiesta di autorizzazione a pubblicare il quindicinale "Mondo Beat" in veste di direttore responsabile e proprietario della testata (le due cariche, per legge, non potendo essere separate); a tale richiesta seguì l’autorizzazione del Tribunale di Milano, n.32, in data 30.1.1967.
Ciò documento per ribadire come io, Melchiorre Gerbino, e solo io, detengo il copyright dei sette numeri della rivista Mondo Beat, e ciò documento per asserire che Giovanni De Martino é un ladro che mi ha derubato approfittando della mia situazione di perseguitato politico e di esule (a ottobre di questo anno 2014, saranno dieci gli anni durante i quali io sarò stato via dall’Italia, senza averci fatto ritorno).
E DUNQUE, PER CONCLUDERE:
1 - Chiedo alla Signora Roberta Rosabianca Succi, mio avvocato d’ufficio, o a chiunque avesse a prenderne il posto, ove la Signora Succi avesse a rinunciare all’incarico, che io non sia "difeso" in questa causa intentata contro di me. Chiedo invece che chi mi rappresenterà davanti alla Legge ribadisca con fermezza che io, Melchiorre Gerbino, dichiaro che Giovanni De Martino é un subdolo assassino e uno schifoso ladro, come da me descritto in tutto quello, da me pubblicato, che lo riguardi.
2 - Chiedo che quanto da me scritto in questo attuale documento, che Vi invio, venga integralmente messo agli atti di questa preannunciata causa penale.
3 - Perché non ci siano fraintendimenti di sorta sulle mie dichiarazioni, pubblico nel mio sito ufficiale "Chiedo che mi sia resa giustizia!". Ciò é copia conforme di quanto da me indirizzato congiuntamente agli Avvocati Roberta Rosabianca Succi e Tatiana Morosetti e, per conoscenza, alla Dottoressa Malatesta, che presiederà l’Udienza del 27 giugno 2014.
Con osservanza
Melchiorre Gerbino
direttore responsabile e proprietario della testata "Mondo Beat".


Kuala Lumpur, Malaysia, li 13 giugno 2014


NOTA.
Alla fine di questo processo, Melchiorre Gerbino veniva condannato nei termini qui riprodotti

Melchiorre Gerbino non si sarebbe appellato. Questa sentenza, che egli avrebbe disatteso, sarebbe diventata definitiva.
Sentenza procedimento penale R.G.G.I.P.11202/12 e R.G.N.R. 11474/06

Melchiorre Gerbino non si sarebbe appellato. Questa sentenza, che egli avrebbe disatteso, sarebbe diventata definitiva. Il commento a questa sentenza è quello che è stato fatto altre volte in altre circostanze: "Non c'è esclusione di colpi tra Vaticano e Contestazione".


Secondo processo politico intentato contro Melchiorre Gerbino