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Milano, 4 giugno - 15 Giugno 1967.
- Il sacrificio delle strutture di Mondo Beat per il trionfo della Contestazione.


A inizio giugno, un prete cattolico di mezza età, in borghese, era venuto ad attendarsi alla Tendopoli. Non era il tipo di prete che contestava il Vaticano, perché trattava i giovani con benevolenza cristiana. Dante Palla, che soleva dare i soprannomi, lo aveva soprannominato Padre Spia.
Un ebreo francese, Jean Cheko, che di sera vendeva anelli nei bar del quartiere Brera, di mattina veniva alla Tendopoli e stava dietro a Melchiorre Gerbino parlando del più e del meno ma nell'intento di capire che attitudine egli avesse verso Israele.
Evidentemente i due erano agenti, Padre Spia del Vaticano, Jean Cheko dei sionisti. Ma non era solito che agenti come loro venissero a Barbonia City e il fatto che fossero arrivati ​​contemporaneamente era alquanto allarmante. Ci si doveva dunque aspettare che succedesse qualcosa di eccezionale. E difatti il 5 giugno scoppiava un conflitto armato tra israeliani e arabi.
Mondo Beat non avrebbe potuto assumere che una posizione di neutralità verso i belligeranti, gli israeliani essendo sostenuti dagli americani, gli arabi dai russi. Essere solidali con una parte, qualunque delle due, avrebbe causato l'implosione della contestazione di massa in Italia, che sembrava essere sul punto di manifestarsi. E però questa guerra, per l'intrigo mondiale degli interessi che l'avevano fatta esplodere, direttamente o indirettamente avrebbe coinvolto tutti. E perciò a Mondo Beat ci si doveva chiedere se i nostri piani fossero ancora realizzabili nei tempi e nei modi in cui li avevamo programmati, perché questa guerra avrebbe accelerato il corso degli eventi e ne avrebbe causato di imprevedibili.
Quanto alla situazione personale di Melchiorre Gerbino, quando a causa di questa guerra, o per qualsiasi altro motivo, il Movimento Mondo Beat avesse cessato di essere, Melchiorre Gerbino avrebbe provato un senso di liberazione. Se l'obiettivo della contestazione di massa fosse stato raggiunto, Melchiorre Gerbino si sarebbe sentito felice, altrimenti deluso, ma comunque liberato per potere tornare ai suoi viaggi. Spieghiamo il perché di questo. Un anno prima della fondazione del Movimento Mondo Beat, Melchiorre Gerbino e Gunilla Unger erano in viaggio dalla Sicilia alla Francia, quando si sarebbero fermati a Milano, perché da lì avrebbero dovuto prendere un treno in coincidenza per Parigi. Avrebbero dovuto aspettare 4 ore, prima della partenza di quel treno e durante quelle ore avevano visitato Milano. La città sarebbe piaciuta loro tanto che Melchiorre Gerbino avrebbe telefonato a uno zio, fratello di sua madre, un industriale che viveva a Milano e lì Melchiorre Gerbino e Gunilla Unger si sarebbero fermati. Durante il loro soggiorno avrebbero rincontrato Vittorio Di Russo, che non vedevano dai tempi della loro frequentazione a Stoccolma, e da questo incontro sarebbe iniziata la storia di Mondo Beat, ma al termine di essa Melchiorre Gerbino sarebbe tornato ai suoi viaggi. Quindi, se è vero che Melchiorre Gerbino non avrebbe mai agito per abbreviare la durata del Movimento, d'altro canto non avrebbe cercato di prolungarla, per ottenere vantaggi personali, come essere eletto al Parlamento italiano. Tra lui e suo padre era già successo l'inferno, perché Melchiorre Gerbino non voleva essere eletto al Parlamento italiano, ma voleva viaggiare per vedere il mondo.

Tornando ora all'ordine cronologico degli eventi, Corriere della Sera, Corriere d'informazione e La Notte si erano astenuti dall'attaccare Mondo Beat da quando era scoppiata la guerra tra israeliani e arabi, appunto perché, a conseguenza di quella guerra, dovevano aggiustare la loro strategia, fermo restando che il loro obiettivo sarebbe stato sempre lo stesso, la distruzione di Mondo Beat. Ed ecco che due di quei giornali sarebbero tornati all'attacco, La Notte l'8 giugno, il Corriere della Sera il 9.

Un assessore comunale socialista chiedeva provvedimenti contro la scandalosa tendopoli di Mondo Beat
(La Notte 8.6.1967 - Corriere della Sera 9.6.1967) Pretesti per invocare la distruzione della Tendopoli di Mondo Beat.
La notizia riguardava una ragazza di 16 anni, che era scappata da casa. Trovata da uno zio a Barbonia City, si sarebbe rifiutata di tornare in famiglia e la polizia l'avrebbe condotta in un carcere minorile.
Ma quello di allarmante che c'era in questi due articoli era che un consigliere socialista aveva presentato una interpellanza con la quale chiedeva che tipo di azioni sarebbero state intraprese dal Comune di Milano per porre fine alla scandalosa esistenza di Barbonia City.
Ora, il fatto che un membro del partito socialista, partito della coalizione di governo, prendesse ufficialmente posizione contro Mondo Beat, significava che il governo era sul punto di agire contro il Movimento.

Attacco militare contro la tendopoli di Mondo Beat - Milano, 10 giugno 1967

Nel primo pomeriggio del 10 giugno Melchiorre Gerbino stava rilasciando un'intervista nella sua tenda, quando nelle vicinanze si udivano spari e il risuonare di molte sirene di auto della polizia. Melchiorre Gerbino sarebbe uscito subito dalla sua tenda, cosiccome il suo intervistatore, che si sarebbe rivelato un agente dei servizi segreti e non un giornalista, perché avrebbe corso verso il telone BUONA GENTE, IL CORRIERE DELLA SERA VI RACCONTA LE BALLE e con un coltello avrebbe tagliato le corde che lo tenevano legato ai pali e lo avrebbe trascinato via.
Intanto nel campeggio succedeva il finimondo. Atletici capelloni, che non s'erano mai visti prima a Barbonia City, stavano lottando a colpi di karate contro atletici poliziotti, mentre nugoli di poliziotti ordinari inseguivano ragazzi e ragazze in costume da bagno, li acciuffavano e li ammanettavano. Nel piazzale del distributore di benzina agenti dei servizi segreti, atteggiati a operai e a indignati padri di famiglia incitavano a gran voce i tanti spettatori a invadere il campeggio e incendiare le tende. In questo marasma, Gunilla Unger, tenendo in braccio il piccolo Nino, avrebbe raggiunto il commissario di polizia Ludovico Reale, che dirigeva l'operazione militare, e gli avrebbe chiesto che le tende venissero protette. Il commissario Reale, colto di sorpresa dall’arrivo di Gunilla Unger e da fotoreporters che lo fotografavano assieme a lei, avrebbe acconsentito a lasciare alcuni agenti e Gunilla Unger stessa a protezione delle tende, mentre tutti gli altri campeggiatori, ammanettati, saremmo stati condotti a furgoni cellulari e in Questura.
Dopo un paio di ore agli arresti, Melchiorre Gerbino sarebbe stato rilasciato. In Questura avrebbero dichiarato che egli aveva speso parole di pace mentre infuriava la battaglia nel campeggio, ma in realtà lo avevano rilasciato perché avevano temuto che senza la sua conduzione, che era di equidistanza dai belligeranti in Medio Oriente, il Movimento Mondo Beat avrebbe potuto prendere posizione a favore degli arabi.
Tornato alla Tendopoli, Melchiorre Gerbino l'avrebbe trovata rianimata da numerosi studenti e tante altre persone che vi erano accorse, ma si sarebbe reso conto di come Barbonia City avesse avuto inferto un colpo mortale, perché sedici dei suoi giovani più impegnati, tra i quali Umberto Tiboni, erano stati pretestuosamente arrestati e incarcerati e di conseguenza nel campeggio non c'era più uno staff operativo.
Allo stesso tempo dell'arrivo di Melchiorre Gerbino, al campeggio sarebbe arrivato Giuseppe Pinelli, che avrebbe avvertito di come numerosi poliziotti in borghese erano stati dispiegati nei pressi della Cava. Giuseppe Pinelli avrebbe suggerito di raccogliere dalla Cava il materiale che andava salvato e traslocarlo nella sezione Sacco e Vanzetti. Allo scopo, egli sarebbe tornato la mattina seguente assieme a un suo amico che aveva una vettura capiente. Il giorno a venire sarebbe stato una domenica e di domenica il sistema italiano riposava, avremmo perciò avuto un giorno per agire in sicurezza.

A notte, nella sua tenda, Melchiorre Gerbino avrebbe riflettuto su quanto era successo.
Per giustificare l'attacco militare, in Questura avevano inventato la storia di una madre venuta a Barbonia City in cerca del figliolo, alla quale era stato impedito l'accesso al campeggio e s'era rivolta perciò alla polizia, ma quando un'auto della polizia era arrivata i beats l'avevano accolta a sassate e di conseguenza si erano dovuti mobilitare più poliziotti e nel campo sarebbe infuriata una battaglia, tanto che anche i carabinieri avrebbero dovuto intervenire. Questa la spiegazione ufficiale per giustificare l'attacco militare. Ma in realtà i militari erano venuti ad arrestare tutti i giovani di Barbonia City per svuotarne il campeggio, di modo che gli agenti segreti travestiti da operai e indignati padri di famiglia, che avevano il compito di appiccare il fuoco alle tende, potessero farlo senza incontrare opposizione. Ma perché questi agenti avessero potuto compiere questa operazione, sarebbe stato necessario che qualcuno, che non fosse uno di loro ma del pubblico, fosse arrestato e la sua foto mostrata nei giornali, di modo che la Questura potesse inventare la storia dei tanti padri di famiglia che avevano dato fuoco alle tende, ma nel parapiglia erano sfuggiti alla cattura. Allora il Corriere della Sera, il Corriere d'informazione e La Notte avrebbero potuto scrivere che avere dato fuoco alle tende era stata sì un'azione illegale, ma bisognava pur rendersi conto dello stato d'animo di tanti padri di famiglia le cui figlie minorenni erano state costrette a prostituirsi in quelle tende e i cui figlioli erano stati indotti ad assumere droghe. Ma il loro piano era fallito, perché nessuno degli spettatori si era mosso a invadere il campeggio e appiccare fuoco alle tende.
Ora, a considerare un altro aspetto della vicenda, e cioè il fatto che più di cento militari erano stati mobilitati per attaccare Barbonia City, c'era da desumere che una operazione di tale magnitudine non avrebbe potuto essere messa in atto senza che il governo Moro ne fosse stato a conoscenza. Aldo Moro, che era atteggiato a politico progressista, era in realtà un lugubre servo del Vaticano e sicuramente gli era stato ordinato di fare distruggere la tendopoli di Mondo Beat mentre infuriava la guerra tra israeliani e arabi, cosicché il clamore che quella guerra sollevava avesse a smorzare il clamore che avrebbe sollevato la distruzione di Barbonia City. Pertanto c'era da prevedere che i militari, che quel pomeriggio non erano riusciti ad appiccare fuoco alle tende perché nessuno dal pubblico si era mosso a invadere il campeggio, sarebbero tornati presto alla Tendopoli, per distruggerla.
Siccome questa sembrava essere la situazione in cui ci si veniva a trovare a Mondo Beat, Melchiorre Gerbino pensò che il meglio da fare fosse agire di modo che la distruzione delle strutture di Mondo Beat avesse a sollevare il più grande clamore possibile e il più a lungo. Per ottenere questo risultato decise di bluffare. Concepì un fantasioso raduno a Barbonia City di tutti i beats e provos d'Italia, inteso come primo passo a occupare permanentemente Milano. Se in Vaticano fossero diventati isterici nell'apprendere tale notizia e avessero chiesto a Aldo Moro di proteggere la città da una siffatta invasione barbarica, allora centinaia di militari avrebbero dovuto essere mobilitati per creare posti di blocco all'intersezione di tutte le strade che collegavano Milano con il territorio circostante, e centinaia di altri soldati avrebbero dovuto essere preparati a fronteggiare gli invasori. Se il bluff non avesse funzionato, perché avrebbero considerato come d'estate sia impossibile che avvenga una rivoluzione in Italia e quindi non avrebbero mobilitato i militari, Mondo Beat non avrebbe avuto niente da perdere, le sue strutture essendo comunque condannate alla distruzione. Ma se fossero caduti nella trappola e avessero ordinato un massiccio intervento militare, che avrebbe inevitabilmente creato fastidi alla popolazione e fatto adirare ancor di più i giovani milanesi, questo avrebbe accelerato i tempi della contestazione di massa, di cui già si avvertivano i fermenti. E così Melchiorre Gerbino concepì un fantasioso volantino col quale chiamava a raduno tutti i beats e provos d'Italia a Barbonia City immediatamente, e cioè a partire dal 15 giugno. Nella sua tenda, al lume di candela, mentre Gunilla e Nino dormivano, batté a macchina tante volte il volantino, facendone copie con la carta carbone

Melchiorre Gerbino cercava di angosciare le vecchiette della Santa Sede perche' ordinassero al primo ministro Aldo Moro di proteggere Milano coi militari.
Copia anastatica del volantino "RADUNO A MILANO DI TUTTI I BEATS ED I PROVOS D'ITALIA".
Melchiorre Gerbino cercava di angosciare le vecchiette della Santa Sede perché ordinassero al primo ministro Aldo Moro di proteggere Milano coi militari.
Come si vede, ce le avrebbe messe tutte per angosciare le vecchiette, che della libertà sessuale in particolare non possono sentire parlare, perché se la gente cazzeggia si distoglie dalle sofferenze della Santa Croce, e su quelle si basa il business della Santa Sede.

Una rassegna di foto e articoli sull'attacco militare a Barbonia City

Milano, 10 giugno 1967 -Barbonia City attaccata a sorpresa da più di cento militari
(Foto da: AGI - Corriere della Sera - L'Unità:) La tendopoli di Mondo Beat attaccata da polizia, carabinieri e servizi segreti.

Questo cronista de Il Giorno aveva ben capito che s’era trattato di una messinscena
(Il Giorno - 11 giugno 1967) "Tra polizia e capelloni battaglia nella Tendopoli".
Questo cronista de Il Giorno scriveva dell'evento per averne sentito dire, perché i cronisti arrivati in tempo utile per assistere alla grottesca messinscena erano stati solo quelli del Corriere della Sera, del Corriere d’informazione e de La Notte, fatti arrivare assieme ai militari, perché descrivessero come una furibonda battaglia tra teppisti e forze dell'ordine la messinscena della Questura e dei servizi segreti, con cui degli spensierati campeggiatori sarebbero stati acciuffati e ammanettati.
E comunque questo cronista aveva ben capito che s’era trattato di una messinscena, perché avrebbe scritto ironicamente: "Una madre chiama la Volante perché il figlio rintracciato si rifiuta di seguirla: arriva una « pantera» poi altre 21". Ora 22 pantere (vetture Alfa Romeo con 4 o 5 poliziotti a bordo) era impossibile che potessero arrivare l'una dopo l'altra, se l'operazione non fosse già stata pianificata. Peraltro l'operazione sarebbe stata condotta nel primissimo pomeriggio di un sabato, quando in città le attività erano al minimo, proprio perché potessero essere impiegate il massimo di pantere in un'operazione militare che non si sarebbe protratta più di 40 minuti.

Anche numerosi furgoni cellulari erano stati inviati dalla Questura per il trasporto dei prigionieri
(Il Giorno - 11 giugno 1967) Le 22 pantere con cui la Questura attaccò Barbonia City.
Altrove erano parcheggiati numerosi furgoni cellulari inviati dalla Questura per il trasporto dei giovani arrestati nel campeggio.

In questo articolo c'erano tante falsità descritte come fatti acquisiti
(L’Unità – 11 giugno 1967) I comunisti compiaciuti dell'attacco militare contro la Tendopoli di Mondo Beat.
I comunisti de L'Unità con questo articolo avrebbero propinato tante sottili falsità descrivendole come fatti acquisiti e in loro ci sarebbe stato compiacimento nel vedere Mondo Beat in una situazione disperata. E difatti i comunisti, avendo perso ogni speranza di potere inglobare il Movimento e avendo costatato come il Movimento non si fosse schierato a favore degli arabi, ma era rimasto neutrale rispetto a arabi e israeliani, avrebbero mostrato avversione nei confronti di esso.
Una menzogna propinata in questo articolo de L'Unità (e i comunisti sapevano bene che era una menzogna) riguardava i "sette poliziotti contusi". Infatti la farsa dei poliziotti contusi e feriti è la costante di tutte le operazioni di polizia condotte in Italia contro pacifisti. I pacifisti, dopo essere stati brutalmente picchiati, si leccano le ferite, mentre i poliziotti che li hanno picchiati vanno a farsi medicare. I comunisti sapevano bene tutto ciò, ma avrebbero affermato, al pari della stampa di regime, che i beats avevano ferito gli agenti di polizia.

Due articoli zeppi di menzogne propinate a screditare i giovani del Movimento Mondo Beat
(La Notte - 11 giugno 1967) A La Notte si preoccupavano per come Barbonia City si stesse rivitalizzando di giovani.
L'attacco militare a Barbonia City descritto in due articoli zeppi di menzogne a screditare i giovani del Movimento Mondo Beat.

Milano, domenica 11 giugno 1967 - L'ultimo giorno di Barbonia City

Quel giorno la Tendopoli era viva più che mai. C'erano beats, provos, studenti universitari e liceali e tanta gente come non ce n'era mai stata prima, persone che avevano capito che la Tendopoli sarebbe stata distrutta e volevano mostrare il loro amore per essa.
Quando in quella mattinata Giuseppe Pinelli venne in macchina alla Tendopoli a prelevare Melchiorre Gerbino per andare a raccogliere quanto c'era da prendere nella Cava e metterlo al sicuro nella sezione Sacco e Vanzetti, Melchiorre Gerbino gli confidò del bluff che aveva concepito per provocare crisi isteriche in Vaticano e intervento militare.
A Giuseppe Pinelli piacque l'idea di mettere in opera questo bluff e allora Melchiorre Gerbino gli chiese di rilasciare dalla sezione Sacco e Vanzetti fantasiosi comunicati stampa sull'imminente arrivo a Milano di beats e provos provenienti da tutta Italia e dall'estero. Era importante che questi fantasiosi comunicati stampa originassero dalla sezione Sacco e Vanzetti, per essere credibili, perché era questa un'organizzazione molto seria, in un recente passato frequentata da personaggi che avevano partecipato alla Guerra Civile in Spagna e alla Resistenza in Italia ed era nell'attualità frequentata dai provos milanesi. Giuseppe Pinelli, che era il fiduciario di quella sezione, promise a Melchiorre Gerbino che avrebbe emesso tali comunicati e li avrebbe inviati ai principali quotidiani.
Nella Cava, nel recuperare il materiale da salvare, Giuseppe Pinelli e Melchiorre Gerbino avrebbero raccolto pure migliaia di copie dell'ultimo numero della rivista Mondo Beat, per trasportarle a Barbonia City. Erano quelle le copie che Melchiorre Gerbino avrebbe voluto fossero distribuite nel tempo, perché durassero fino alla fine dell'estate e invece ora urgeva sbarazzarsene perché non venissero portate al macero dai servizi segreti. E perciò, una volta tornato a Barbonia City, Melchiorre Gerbino avrebbe radunato i giovani che volevano distribuire la rivista fuori Milano e a ognuno di essi avrebbe dato gratis 100 copie. Si sarebbe sbarazzato così di migliaia di copie e avrebbe mandato via una cinquantina di giovani, perché non finissero nella prevedibile imminente razzia militare. Avrebbe distribuito pure copie del volantino del "Raduno di tutti Beats e Provos d'Italia" e si sarebbe accertato che una copia di quel volantino finisse nelle mani di un informatore di polizia, Antonio Sottosanti, detto Nino il Fascista, che sarebbe sicuramente corso in Questura a consegnarlo.

Antonio Sottosanti ci teneva a dichiararsi 'mussoliniano, figlio di martire fascista'.
Antonio Sottosanti, Nino il Fascista .

Voglio ora dire del perché a Mondo Beat permettevamo che Nino il Fascista, e altri informatori di polizia ci frequentassero, anche se eravamo certi che erano informatori di polizia. Lo facevamo perché Mondo Beat accettava nelle sue strutture chiunque rispettasse le regole: niente droghe, niente violenze, niente furti. Stando così le cose, la Questura era in grado di infiltrarci in mille modi e quindi era più intelligente sapere chi fossero gli informatori di polizia che no, perché osservando il loro comportamento avremmo potuto avere percezione dello stato di tensione che la Questura aveva nei nostri confronti, se cioè stessero preparando un attacco contro Mondo Beat o fossero invece rilassati. E, eccezionalmente, avremmo potuto usare gli informatori di polizia per bluffare, come Melchiorre Gerbino avrebbe fatto con Nino il Fascista, quando avrebbe fatto in modo che questi entrasse in possesso di un volantino del "Raduno di tutti i Beats e Provos d'Italia", dato che sicuramente Nino il Fascista sarebbe corso a consegnare quel volantino in Questura, ed era proprio quello che Melchiorre Gerbino voleva che facesse. E difatti, poche ore dopo che Nino il Fascista era entrato in possesso di quel volantino, il Corriere della Sera sarebbe uscito in edizione straordinaria. Il Corriere della Sera lo faceva molto di rado. E questa edizione straordinaria, distribuita la sera a Milano e dintorni, era identica all'edizione apparsa nella mattinata, ma nell'articolo su Barbonia City c'era un dettaglio in più, quello del Raduno di tutti i Beats e Provos d'Italia. E dunque Nino il Fascista, dopo essere entrato in possesso del volantino, si era precipitato in Questura per consegnarlo e la Questura aveva comunicato la notizia al Corriere della Sera, che aveva deciso di uscire in edizione straordinaria. Poteva il più autorevole quotidiano italiano non essere anche il più informato?!

L'articolo del Corriere della Sera che usciva in edizione straordinaria per annunciare il Raduno di tutti i Beats e Provos d'Italia.
Corriere della Sera, 11 giugno 1967 - Edizione straordinaria.
L'articolo del Corriere della Sera che usciva in edizione straordinaria per annunciare il Raduno di tutti i Beats e Provos d'Italia.
E così avevano creduto che questo Raduno ci sarebbe veramente stato. E perciò non era follia sperare che il Vaticano ordinasse di proteggere Milano coi militari. Grazie a questa edizione straordinaria del Corriere della Sera, Melchiorre Gerbino avrebbe vissuto alcuni dei momenti più euforici della sua vita (ma molto intimamente, date le circostanze).
E ora alcuni commenti su questo articolo, nella cui riproduzione il riquadro sul Raduno di tutti i Beats e Provos d'Italia è stato fatto ora per agevolare il lettore.
1) Non potendo scrivere che Nino il Fascista aveva fornito il volantino del Raduno, il Corriere della Sera s'inventava la notizia che il volantino era stato trovato a Barbonia City, durante la battaglia del giorno precedente, e precisamente nella tenda ufficio stampa (che a Barbonia City non esisteva).
2) Inoltre veniva scritto che un poliziotto aveva dovuto sparare in aria per proteggersi. In realtà 3 colpi di pistola erano stati sparati in aria vicino alla tenda di Melchiorre Gerbino all'inizio dell'operazione militare, perché erano il ​​segnale per l'agente dei servizi segreti, che fingendosi giornalista avrebbe intervistato Gerbino, perché uscisse dalla tenda e tagliasse le corde del telone BUONA GENTE, IL CORRIERE DELLA SERA VI RACCONTA LE BALLE e lo trascinasse via perché non venisse fotografato, azione che un poliziotto in divisa non avrebbe potuto compiere.
3) Adriano Carminati, il picchiatore fascista descritto dal Corriere della Sera come cuoco di Barbonia City, che era arrivato lì con una grossa bombola di gas, aveva ricevuto l'ordine di farla saltare in aria quando il campeggio fosse stato invaso dai militari. E quando i militari invasero il campeggio, Adriano Carminati avrebbe tenuto sospesa in aria la bombola del gas, vicino a un fuocherello che aveva preparato, minacciando di farla esplodere se i militari non si fossero ritirati, conformemente alle istruzioni che aveva ricevuto dai servizi segreti. Ma Adriano Carminati non avrebbe fatto esplodere la bombola. E dopo la distruzione di Barbonia City, alla quale egli non avrebbe preso parte, volle che Melchiorre Gerbino sapesse che era molto dispiaciuto della distruzione, perché aveva amato il tempo che aveva trascorso nel campeggio. Sì, Adriano Carminati era fascista e tale sarebbe rimasto, ma dopo Barbonia City con un tocco beat di fair play.

A seguire, l'ultimo articolo che il Corriere della Sera avrebbe pubblicato prima della distruzione di Barbonia City. In esso c'è la prova di come il Corriere della Sera avesse rapporti di intelligence con la Questura di Milano, perché questo articolo veniva stampato nelle tipografie del Corriere della Sera quando i soldati che avrebbero fatto irruzione a Barbonia City stavano ancora dormendo nei loro letti, ma il Corriere della Sera dava già descrizione dettagliata di come essi sarebbero stati impegnati nell'operazione militare.

I vergognosi scoop del Corriere della Sera: Noemi che praticava in pubblico la fellatio nuziale a Oscar
(Corriere della Sera - 12 giugno 1967) L'ultimo articolo del Corriere della Sera prima della distruzione di Barbonia City.
Ora, se è ovvio che nella redazione dei giornali di regime ci siano persone che operino nel duplice ruolo di giornalisti e agenti d'intelligence, di questo tipo di attività non ci si dovrebbe però pavoneggiare, come avrebbero fatto al Corriere della Sera, trattandosi di pratiche incostituzionali che peraltro irritano i lettori sensibili. Ma al Corriere della Sera c'erano meridionali che soffrivano del complesso di onnipotenza e settentrionali figli di papà, intenti ad acchiappare farfalle.
Venendo ora alle foto pubblicate in questo articolo, foto di matrimonio di sangue tra Noemi e Oscar e di fellatio praticata dalla sposa Noemi in pubblico, esse mostrano a cosa avrebbe ricorso la propaganda del Vaticano per giustificare la distruzione della Tendopoli di Mondo Beat e danno la misura della pochezza intellettuale di quelli del Corriere della Sera che ne imbastivano la campagna mediatica: provinciali che si sarebbero inventati nomi inverosimili, come Noemi e Oscar, quando, li avessero chiamati Maria Grazia e Francesco, qualcuno dei loro lettori avrebbe potuto credere a quella storia.
Questo genere di scoops, di cui il Corriere della Sera avrebbe pubblicato le foto, venivano propiziati da uno al soldo dei servizi segreti, tale Enrico Boetti, che si era infiltrato nel Movimento e al momento dell'affitto del terreno di Barbonia City avrebbe convinto Melchiorre Gerbino e Umberto Tiboni a fare registrare il documento dell'affitto a suo nome. Melchiorre Gerbino e Umberto Tiboni lo avrebbero fatto perché il primo aveva già la responsabilità di direttore della rivista Mondo Beat, il secondo la responsabilità della gestione della Cava. Approfittando della loro assenza temporanea da Barbonia City, che sarebbe avvenuta ogni giorno quando Melchiorre Gerbino e Umberto Tiboni si sarebbero recati alla Cava, a loro insaputa Enrico Boetti avrebbe propiziato questo genere di scoops, come richiesto dal Corriere della Sera.
Qui il link a un documentario della televisione svizzera RSI, incentrato su un ricevimento che Jack Kerouac ricevette in una libreria di Lugano e incentrato anche su Mondo Beat. In questo documentario Enrico Boetti è colui che celebra una sorta di matrimonio a Barbonia City, lo sposo essendo Jonathan, un agente dei servizi segreti camuffato da beat, la sposa una che sembrava chiaramente una poliziotta in borghese: La nostra storia.
Il giorno dopo la distruzione di Barbonia City, Melchiorre Gerbino si sarebbe recato a Lugano per rilasciare un'intervista alla stessa televisione svizzera RSI e in quell'occasione avrebbe smentito che a Barbonia City si celebrassero matrimoni di sangue. Questa dichiarazione avrebbe sollevato polemiche nei media della Svizzera Italiana, perché si sarebbe allora sospettato che il regista svizzero che aveva asserito che a Barbonia City venivano celebrati matrimoni di sangue e li avrebbe filmati, fosse in combutta con i servizi segreti italiani che li organizzavano. E i sospetti su questo regista sarebbero diventati ancora più consistenti visto che nel suo documentario avrebbe più volte focalizzato riprese su Enrico Boetti e Jonathan, come fossero stati costoro personaggi importanti, quando non erano niente nella storia di Mondo Beat, che, a fare uno sforzo per ricordarli, erano due pezzi di merda. Ma quanto di veramente interessante Melchiorre Gerbino avrebbe detto in quella intervista sarebbe stato che la Contestazione non si sarebbe estinta con la distruzione di Barbonia City, ma che anzi, a causa di quella distruzione, grandi moti di Contestazione si sarebbero manifestati. Poiché questo si sarebbe avverato e il Vaticano ne è tuttora (2023) sotto shock, non aspettarsi che la RSI replichi presto quella intervista. Di solito passano 50 anni prima che interviste sensibili vengano riproposte all'attenzione del pubblico, quella di Melchiorre Gerbino potrebbe richiederne 100.

Milano, 12 giugno 1967 - La Tendopoli di Mondo Beat distrutta dai militari. La Cava requisita dai servizi segreti.

La distruzione della Tendopoli di Mondo Beat, che i servizi segreti non erano riusciti a compiere quando avrebbero dovuto incendiarne le tende, sarebbe stata finalmente eseguita da poliziotti, carabinieri, impiegati dell'Ufficio d'igiene, per ordine di Adolfo Veltri, sostituto procuratore della Repubblica

Adolfo Veltri, sostituto procuratore della Repubblica, che ordino' la disruzione della tendopoli di Mondo Beat

Foto della distruzione della Tendopoli di Mondo Beat

Per ordine della magistratura, in un terreno regolarmente affittato, venivano distrutti i beni di cittadini che non avevano commesso alcun reato
Immagini della distruzione della tendopoli di Mondo Beat da riviste e quotidiani vari.

E così, per ordine della magistratura, in un terreno regolarmente affittato venivano distrutti i beni di cittadini che non avevano commesso alcun reato. Peraltro l'irruzione dei militari nella Tendopoli sarebbe stata condotta di maniera illegale, perché durante la notte, e secondo la legge dell'epoca i militari avrebbero dovuto attendere l'alba.
Al momento del raid, c'erano solo 54 persone nel campeggio, tra cui diversi agenti dei servizi segreti e informatori di polizia. Le centinaia di giovani che erano soliti frequentare Barbonia City, consapevoli di come ci sarebbe stato un raid, si erano allontanati.
La distruzione della Tendopoli di Mondo Beat avrebbe sollevato vasta eco nella stampa. Ne avrebbero scritto dal Premio Nobel per la letteratura Salvatore Quasimodo al Berkeley Barb. Qui voglio riprodurre cinque articoli di stampa italiana di regime, che avrebbero concorso a innescare la contestazione di massa a causa della loro insopportabile ipocrisia e malafede.

Col dilagare della Contestazione, Il Giorno, uno dei maggiori quotidiani nazionali, si sarebbe ridotto a quotidiano locale
(Il Giorno – 13 giugno 1967) Descrizione della distruzione della Tendopoli di Mondo Beat
Il quotidiano Il Giorno, di area governativa, avrebbe avuto ordinato dal Governo Moro di abbandonare la linea di simpatia che aveva fin lì espresso per il Movimento Mondo Beat e vi si sarebbe scagliato contro. Il giornalista Marco Mascardi, che firmava questo articolo, era lo stesso che era venuto a intervistare Vittorio Di Russo quando questi si nascondeva a casa di Melchiorre Gerbino e Gunilla Unger e ne aveva perorato la causa. I lettori de Il Giorno, dopo questo subitaneo voltafaccia, avrebbero avuto modo di riflettere sulla pochezza del giornalismo italiano e anche questo avrebbe concorso a innescare la contestazione di massa. E col dilagare della Contestazione, Il Giorno, uno dei maggiori quotidiani nazionali, avrebbe perso tanti lettori da ridursi a quotidiano locale.

Col dilagare della Contestazione, La Notte avrebbe perso tanti lettori da dovere sospendere per sempre la pubblicazione
(La Notte – 12 giugno 1967) Descrizione della distruzione della tendopoli di Mondo Beat.
Col dilagare della Contestazione, La Notte avrebbe perso tanti lettori da dovere sospendere per sempre le pubblicazioni.

Col dilagare della Contestazione, Il Corriere d'informazione avrebbe perso tanti lettori da fallire
(Corriere d'Informazione – 12/13 giugno 1967) Descrizione della distruzione della tendopoli di Mondo Beat.
Il Corriere d’informazione era stato creato dal Gruppo Crespi dopo la disfatta italiana nella Seconda Guerra Mondiale, a sostituire il Corriere della Sera, le cui pubblicazioni erano state temporaneamente sospese a causa del sostegno che questo quotidiano aveva dato al regime fascista. Dopo che al Corriere della Sera sarebbe stato accordato di tornare a pubblicare, il Corriere d’informazione non sarebbe stato sospeso, perché numerosi lettori gli sarebbero rimasti assidui.
Col dilagare della Contestazione, il Corriere d'informazione avrebbe perso tanti lettori da dovere sospendere per sempre le pubblicazioni.

Investito e travolto dalla Contestazione, del potentissimo Gruppo Crespi non sarebbe rimasta nemmeno la memoria
(Rotocalco del Gruppo Crespi - seconda metà giugno 1967) Descrizione della distruzione della tendopoli di Mondo Beat. (Nella foto, Antonio Di Spagna)
Vale la pena di ricordare ancora una volta come non sarebbe rimasto nulla del Gruppo Crespi, cui appartenevano questo rotocalco e svariate testate di riviste e quotidiani, tra cui Corriere della Sera e Corriere d'informazione. Il Gruppo Crespi, il più potente gruppo editoriale italiano, investito dalla Contestazione avrebbe conosciuto traversie, cambi di proprietà, bancarotte, e il potere, mortificato dalla disfatta che aveva subito dalla Contestazione, non volendo evocarla, del Gruppo Crespi avrebbe cancellato pure la memoria.

Travolto dalla Contestazione, il Corriere della Sera si sarebbe dilaniato e ridotto a quotidiano di secondo rango nello scenario della stampa internazionale
(Corriere della Sera – 13 giugno 1967) Descrizione della distruzione della Tendopoli di Mondo Beat.
È sconcertante ricordare la cieca campagna del Corriere della Sera contro il Movimento Mondo Beat. Il Corriere della Serra avrebbe ignorato quale influenza Mondo Beat avrebbe esercitato nel mondo della musica, della moda, della letteratura. Avrebbe ignorato come le donne italiane avessero iniziato un percorso di emancipazione grazie a Mondo Beat e come grazie a Mondo Beat si fosse concretizzata una nuova realtà sociopolitica in Italia, perché giovani di tutte le classi sociali avrebbero fraternizzato, quando la lotta di classe aveva prima segnato la società italiana. Questa nuova realtà avrebbe significato un cambiamento epocale, perché non ci sarebbe stato più scontro tra ideologie, ma confronto tra programmi per l'affermazione dei diritti civili, la salvaguardia dell'ambiente, il concreto miglioramento della condizione sociale.
Al Corriere della Sera non avrebbero nemmeno capito cosa stesse succedendo. Nella ridicola illusione di potere esorcizzare la Contestazione, avrebbero fatto ricorso a uno che aveva scritto una poesia con cui si metteva dalla parte dei carabinieri che picchiavano i giovani contestatori che si battevano per l'affermazione dei diritti civili. E senza rendersi conto che così facendo sarebbero scivolati sempre più dalla posizione di quotidiano di riferimento internazionale a quella di quotidiano di secondo rango, vi ci si sarebbero affossati con Pier Paolo Pasolini.

Pier Paolo Pasolini, uno che  non capiva cosa succedeva nella Storia e aveva la pretesa di volerlo spiegare agli altri.
Ritratto di Pier Paolo Pasolini.
Un venduto. Si guadagnò la prima pagina del Corriere della Sera quando scrisse una poesia con cui si metteva dalla parte dei carabinieri che picchiavano i giovani libertari che si battevano per l’affermazione dei diritti civili in Italia.
Un idiota. Portato in auge dal regime, concepì e diresse il film Teorema, con cui, ad avere la pazienza di vederlo, si ha la misura della pochezza intellettuale di Pier Paolo Pasolini, uno che non capiva cosa stesse succedendo nella Storia e aveva la pretesa di volerlo spiegare agli altri.
Un losco. Adescava ragazzi di strada per farsi sodomizzare e non li pagava a dovere, tanto che uno di loro lo avrebbe ucciso.
Dopo morto, viene costantemente portato alla ribalta dalla ramificata propaganda del Vaticano, che facendo leva sul pietismo che provoca un morto ammazzato, lascia sottilmente intendere come se Pier Paolo Pasolini sia morto a causa di suoi ideali, e non perché non pagava a dovere chi lo sodomizzava.
Questo il ritratto di Pier Paolo Pasolini, uno dei rifiuti più fetenti del letamaio italiano.
E sua madre peggio d lui. Mentre si atteggiava a personaggio da tragedia greca, nel quartiere San Lorenzo di Roma incettava pellicce rubate e le riciclava.
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E torniamo alla ricostruzione della storia di Mondo Beat, al 12 giugno 1967, giorno della distruzione militare di Barbonia City e della requisizione della Cava da parte dei servizi segreti.
Come si è detto, noi di Mondo Beat stavamo tentando di creare panico in Vaticano, perché al governo italiano fosse ordinato d'intervenire militarmente a proteggere Milano, perché non vi entrassero orde di contestatori per occuparla a oltranza. Stavamo bluffando, come s'è detto, perché non aspettavamo contestatori, che quando avevamo voluto che venissero, non avevamo propagato volantini, ma avevamo inviato messaggeri ai beats di riferimento delle varie città.
E così, perché andasse a buon compimento il bluff del Raduno di tutti i Beats e Provos, che avrebbe dovuto iniziare il 15 giugno, a creare l'impressione che il grande evento stesse per accadere, Antonio Di Spagna Papà avrebbe tenuto alta la tensione nei giorni 12, 13, 14. Antonio Di Spagna avrebbe fatto convenire in Piazza Duomo gli sfrattati dalla Tendopoli e ve li avrebbe fatto bivaccare con sacchi a pelo, coperte, zaini. Avrebbe pure organizzato squadre di giovani kamikaze, che avrebbero invaso il terreno dov'era sorta la Tendopoli per dare spettacolo, inseguiti e acciuffati dai paracadutisti che presidiavano il campo. Sarebbe successo allora che impiegati di ufficio, in giacca e cravatta, avrebbero invaso anch'essi il campo, per vivere un momento di fama, illuminati dai flash dei fotoreporters. Di notte, quando i militari si sarebbero ritirati nelle caserme, Antonio Di Spagna avrebbe occupato simbolicamente il terreno dov'era sorta la Tendopoli, assieme a tanti giovani che vi sarebbero convenuti.

In questo collage di foto, una storica, la prima che documenti il fenomeno della contestazione di massa
Antonio Di Spagna un vero eroe della Contestazione.
Nel collage di foto sopra riprodotte, una storica, la prima che documenti il fenomeno della contestazione di massa.
Come si può notare nella foto in basso a destra, era in camicia e cravatta il giovane che aveva invaso il campo dov'era sorta Barbonia City e veniva condotto via dalla polizia.
Questo giovane non aveva avuto nessun interesse personale o di categoria a compiere questa azione, l'aveva compiuta in segno di solidarietà verso i beats e di contestazione del potere.
Questa foto de La Notte, del 13 o 14 giugno 1967, è la prima che documenti il fenomeno della contestazione di massa, che da Milano avrebbe dilagato nel mondo e le foto dei cui protagonisti si contano oggi a migliaia, se non a milioni.

E continuando a descrivere la messa in scena del bluff del Raduno di tutti i Beats e Provos d'Italia, in quegli stessi giorni 12, 13, 14 giugno, Giuseppe Pinelli avrebbe emesso comunicati stampa dalla sezione anarchica Sacco e Vanzetti con cui avrebbe annunciato l'imminente arrivo a Milano di gruppi di contestatori. Con un crescendo di comunicati, Giuseppe Pinelli i contestatori li avrebbe descritti muovere verso Milano prima da diverse città italiane, poi da un arco geografico che si estendeva da Palermo a Londra. Stralci di quei comunicati sarebbero stati riprodotti nei quotidiani.
A sua volta Melchiorre Gerbino, all’immancabile domanda che tanti giornalisti gli avrebbero posto "Cosa sta succedendo? Che pieghe prende questa vicenda?", avrebbe risposto con aria distratta, come se assorto in altri pensieri, che a Milano stavamo aspettando l'arrivo di cinquantamila giovani. Per la credibilità che il Movimento Mondo Beat aveva mostrato lungo il suo difficile percorso, i giornalisti avrebbero creduto che Milano sarebbe stata invasa da una moltitudine di contestatori.

Nino Nutrizio, direttore de La Notte, caduto per primo nel tranello, pubblicava uno stralcio dei comunicati stampa di Giuseppe Pinelli.
(La Notte - 13 giugno 1967) I capelloni di mezza Italia preparano la marcia sui resti di Barbonia.
Nino Nutrizio, il direttore de La Notte, che si credeva un furbo di tre cotte, sarebbe stato il primo a cadere nella trappola. E difatti La Notte sarebbe stato il primo quotidiano a pubblicare l'estratto di un comunicato stampa di Giuseppe Pinelli. In esso si descriveva come beats e provos stessero muovendo da svariate città verso Milano.

Al Corriere della Sera, con reminescenze di stile fascista, paventavano una 'Marcia su Milano'.
(Corriere della Sera - 14 Giugno 1967) Provos e capelloni minacciano una "Marcia su Milano" per domani.
Oltre alle solite esternazioni di disprezzo verso i beats, il Corriere della Sera avrebbe scritto, a proposito della Cava: "La 'redazione' di via Vicenza però, ha avuto lo sfratto dalla padrona di casa e ha dovuto abbassare la saracinesca", quando in realtà la Cava era stata requisita dai servizi segreti. Da questo si può capire fino a che punto si spingesse la meschinità e l'indecenza del Corriere della Sera e il motivo per cui la sua sede di Via Solferino per anni avrebbe dovuto essere protetta dai militari dall'ira dei giovani milanesi.
Ma, al punto in cui stavano le cose, quello che era importante considerare era che, poiché al Corriere della Sera avevano creduto che beats e provos avrebbero invaso Milano, tutti in Italia lo avrebbero creduto. E difatti in Vaticano sarebbero diventati isterici e avrebbero ordinato a Aldo Moro di proteggere Milano coi militari.

Sì, il bluff del Raduno di tutti i Beats ed i Provos avrebbe avuto successo!

Il Giorno descriveva chiaramente di come si prospettasse un presidio militare a Milano per impedirvi l'entrata di beats e provos
(Il Giorno - 14 giugno 1967) Per fermare i capelloni posti di blocco sulle strade.
Il Giorno descriveva chiaramente di come si prospettasse un presidio militare a Milano per impedirvi l'entrata di beats e provos.

Nino Nutrizio comunicava come i militari avrebbero sbarrato tutte le strade di Milano
(La Notte - 14 giugno 1967) Saranno sbarrate tutte le strade.
Nino Nutrizio comunicava come i militari avrebbero sbarrato tutte le strade di Milano.

Dopo la distruzione della Tendopoli, quelli dei servizi segreti, per divertirsi, vi avrebbero mandato uno di loro camuffato da straccivendolo.
(Il Giorno - 15 giugno 1967) I beats attendono rinforzi.
Si descriveva come la città e i sobborghi venissero rastrellati da numerose auto della polizia a caccia di beats. In realtà sarebbe successo che giovani comuni, che seguivano la moda e perciò avevano i capelli un po' lunghi, sarebbero stati scambiati per beats e tradotti in Questura.
Questo articolo terminava con la descrizione di Franco, uno straccivendolo venuto al campo dove era sorta Barbonia City in cerca di stracci, adirato per non averne trovati perché l'Ufficio d'igiene li aveva mandati al macero. In realtà quelli dei servizi segreti, per divertirsi, avevano mandato al prato di Barbonia City uno di loro camuffato da straccivendolo.

6 Ballerini della troupe di Lola Falana, scambiati per beats, sarebbero stati acciuffati, malmenati, gettati in prigione.
(La Notte - 15 giugno 1967) Rastrellamenti di zazzeruti in tutte le strade della città.
Giuseppe Pinelli con un ultimo comunicato stampa, emanato dalla sezione anarchica Sacco e Vanzetti e pubblicato da La Notte, avrebbe fatto intendere come centinaia di beats provenienti da Inghilterra, Francia e Svizzera sarebbero arrivati a Milano e assieme a quelli italiani avrebbero paralizzato il traffico a oltranza in arterie vitali della città.
Ma La Notte avrebbe rassicurato sull'efficienza del sistema difensivo italiano. Nino Nutrizio baldanzosamente avrebbe annunciato che Milano era sotto controllo militare e terra bruciata sarebbe stata fatta di beats e provos.

E il 15 giugno, giorno dell'inizio dell'immaginario Raduno di tutti i Beats e i Provos, la più grande operazione militare italiana dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, e la più ridicola di sempre, avrebbe avuto luogo a Milano.
In tutte le strade e autostrade che portavano a Milano erano stati istituiti posti di blocco all'intersezione con la rete urbana.
La Stazione Centrale e l'altra mezza dozzina di stazioni ferroviarie di Milano erano presidiate.
Due battaglioni di paracadutisti schierati, uno in Piazza Duomo, l'altro nel prato di Barbonia City, mentre l'esercito era allertato nelle caserme.
Auto di polizia e carabinieri scorrazzavano a sirene spiegate, mentre per le strade si notava meno traffico dell'abituale, alcune persone rimanendo a casa preoccupate.
Intanto i beats si godevano il mare di giugno nelle più belle spiagge d'Italia.

Antonio Di Spagna con la moglie Chiara Tulli
Melchiorre Gerbino in memoria di Giuseppe Pino Pinelli e Antonio Di Spagna Papà.

Storia di Mondo Beat. Capitolo 15