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 Eros Alesi 'Pasticca', il ragazzo più popolare del Movimento Mondo Beat e il suo Poeta
Eros Alesi Pasticca.
Il ragazzo più popolare del Movimento Mondo Beat e il suo Poeta.
(Note su di lui alla fine di questo capitolo)

Premessa a MONDO BEAT N. 3
Questo quinto numero della rivista avrebbe segnato la fine della collaborazione di Onda Verde con Mondo Beat, nessuno di quelli di Onda Verde avendo presentato articoli per la pubblicazione. Non ci furono polemiche, ma il loro distacco dal Movimento, e l'estinzione del loro gruppo, che ne sarebbe conseguita, sarebbero state dolorose. Giovani all'ultimo anno del liceo classico, impegnati a prepararsi a sostenere l'esame di maturità, non avendo partecipato agli eventi della nascita e degli sviluppi della Contestazione non si sarebbero più resi conto di quanto stesse accadendo e si sarebbero estraniati dal Movimento.

Per altro verso, al suo apparire questo quinto numero della rivista Mondo Beat avrebbe segnato una data fatidica, per l'articolo di copertina con cui Melchiorre Gerbino avrebbe attaccato il Corriere della Sera. Non è esagerato affermarlo, perché, per come il Corriere della Sera e altre pubblicazioni di area reazionaria avrebbero reagito a questo articolo, e per come il Movimento Mondo Beat li avrebbe contrattacati, sarebbe avvenuto un terremoto che avrebbe finito per devastare la stessa stampa di regime.

Nella foto, in prima fila, l'ultimo a sinistra Eros Alesi, che regge il cartello LA LEGGE È UGUALE PER TUTTI?
L'attacco frontale di Mondo Beat al Corriere della Sera.
Nella foto di questa copertina, l'ultimo a sinistra in prima fila è Eros Alesi Pasticca, che regge il cartello LA LEGGE È UGUALE PER TUTTI?

La ragione per cui Melchiorre Gerbino avrebbe attaccato il Corriere della Sera
La ragione per cui Mondo Beat avrebbe attacco il Corriere della Sera
Il Corriere della Sera aveva da sempre condotto una campagna di disinformazione contro il Movimento Mondo Beat. E difatti in tutti i titoli e didascalie sopra riprodotti, e nei corrispondenti articoli, la disinformazione sarebbe stata sistematica a mostrare eventi e personaggi di Mondo Beat in cattiva luce.
Mondo Beat, finché aveva dovuto confrontarsi con la Questura di Milano, era stato costretto a impegnarsi con tutte le sue risorse per la sopravvivenza del Movimento, ma da quando non avrebbe più dovuto e avrebbe potuto alzare il tiro, avrebbe fatto sperimentare al Corriere della Sera i marchi a fuoco dei modelli della Contestazione.
Vale qui ricordare come negli Anni 60 ci sarebbe stato uno spietato scontro intellettuale tra generazioni, e che in Italia questo scontro sarebbe iniziato proprio tra il Corriere della Sera e Mondo Beat. Nel Corriere della Sera c'era la crema della vecchia intellighenzia italiana, che di fatto era provinciale, e sarebbe finita in disastro, per l'incapacità che avrebbe mostrato nel fronteggiare la nuova intellighentsia, che era cosmopolita.
Vale dunque fare qualche passo indietro nella storia per spiegare che tipo di persone erano intrinseche alla vecchia intellighenzia italiana.
Alla fine della Seconda Guerra Mondiale i mafiosi siciliani che erano riusciti a rifugiarsi negli Stati Uniti sarebbero stati accolti di nuovo in Sicilia, dove altrimenti la Mafia era stata sradicata dal Fascismo, e questo ritorno sarebbe avvenuto per l'acquiescenza del papa Pio XII, che voleva che il progresso in Sicilia fosse rallentato.
Successivamente la Chiesa, prima in Sicilia, poi in tutta l'Italia meridionale, avrebbe selezionato politici, magistrati, commissari di polizia e altri funzionari per metterli al suo servizio, con l'obiettivo di frenare il progresso nell'Italia meridionale. Infine, non pochi di questi funzionari sarebbero stati trasferiti nel nord Italia, per rallentare il progresso anche in quella parte del Paese.
Perché tanto sabotaggio del progresso da parte del Vaticano?
Perché il Vaticano un giorno morirà di progresso e ne è consapevole e perciò cerca di allontanare quel giorno il più possibile. Chi si rende conto di questo può capire la politica vaticana nell'era moderna, ovunque e comunque.
Perché il Vaticano non selezionò funzionari dell'Italia del nord, da mettere al suo servizio, e invece ve li fece trasferire dal sud del Paese?
Intanto lo fece perché nel nord Italia era quasi impossibile trovare un giovane avvocato che si arruolasse in polizia come commissario, mentre nell'Italia del sud, a causa di situazioni economiche precarie, centinaia di giovani avvocati sarebbero stati lieti di accettare tale lavoro. Inoltre, e considerare questo aspetto è di grande importanza, un giovane avvocato del nord Italia, che avesse servito come commissario di polizia, non avrebbe fatto facilmente un lavoro sporco su richiesta del Vaticano, mentre una buona parte dei commissari di polizia del sud, trasferiti al nord, sì, lo avrebbero fatto. Questo perché il nord Italia era abitato da persone più sviluppate di quelle del sud e non solo economicamente, ma anche come coscienza, essendo le due condizioni corrispondenti. Infine, non ci sarebbe stato bisogno che il Vaticano ordinasse ai funzionari trasferiti dal sud al nord di rallentare il progresso, perché lo avrebbero fatto essi stessi a conseguenza dell'educazione che avevano ricevuto. Ci vuole tempo perché individui che si sono formati in aree depresse, una volta che si trovino a operare in aree emancipate vi si integrino pienamente e in questo tempo in qualche modo il progresso sarà da essi rallentato, certamente non accelerato.
Dico tutto questo senza sentimenti razzisti, esswendo io siciliano.
E per concludere con queste riflessioni sulla politica vaticana, la sua attuale politica (2023) è perfettamente in linea con quanto detto finora. Il Vaticano sabota il progresso nei paesi in via di sviluppo con popolazione cattolica (come ha fatto spietatamente in Venezuela e in Zimbabwe) mentre promuove l'esodo di individui sottosviluppati verso aree sviluppate, come sta facendo con africani primitivi verso l'Europa e massimamente verso l'Italia, dove il Vaticano stesso ha sede.
E però, se è vero che così facendo il Vaticano rallenterà il progresso, per altro verso, quando imprevedibili eventi epocali occorreranno, il Vaticano non sarà preparato a fronteggiarli, perché non disporrà di una intellighentsia ma di un'accozzaglia di gente di poca valenza. E in questa incapacità di fronteggiare il nuovo si sarebbe trovato il Vaticano nello scontro con la Contestazione.
E difatti parte consistente dei giornalisti che formavano la redazione del Corriere della Sera, Corriere d'informazione e La Notte, i 3 quotidiani che si sarebbero confrontati con la Contestazione, erano individui provenienti da aree sottosviluppate dell'Italia meridionale. Certo, sapevano scrivere in un italiano fiorito, ma la loro dimensione intellettuale era quella di provinciali dell'Italia meridionale, la loro realtà esistenziale era di individui sessualmente non abbastanza soddisfatti. Non potevano essere sereni nell'affrontare Mondo Beat e la rivoluzione sessuale che innescava, e difatti il ​​loro comportamento sarebbe stato da individui sessualmente frustrati. Con il pretesto di promuovere moralità, si sarebbero lasciati andare in una campagna furiosa contro Mondo Beat, giorno dopo giorno senza alcuna strategia, senza che si rendessero conto di finire nel grottesco, mentre molti dei loro lettori se ne sarebbero resi conto.
C'erano anche giornalisti dell'Italia del nord nella redazione di quei 3 giornali, ma erano quasi tutti figli di papà, che avevano ottenuto il lavoro senza merito. Essi di solito cercavano di acchiappare farfalle e avrebbero continuato a farlo nel mezzo di un terremoto devastante.


"MONDO BEAT N.3"
(quinto della serie dei 7 numeri della rivista Mondo Beat)
- del 30 aprile 1967 - tiratura copie 8.000 -


Nota. Come per i due precedenti numeri della rivista Mondo Beat, anche questo numero fu strutturato da Melchiorre Gerbino con clichés da lui stesso incettati in un cassone dove si trovavano accatastati alla rinfusa. Gli venivano offerti dal quotidiano L'Unità, organo ufficiale del Partito Comunista Italiano. Erano clichés già usati per la stampa e per L'Unità quindi di nessun utilizzo. A quel cassone a Melchiorre Gerbino aveva consentito accesso il giornalista Giorgio Manzini, che lo aveva intervistato. Come s'è visto e si vedrà, nella rivista Mondo Beat apparirà sempre chiara e netta la distanza con cui il Movimento si sarebbe tenuto dai comunisti (cosiccome dai fascisti) ma a L’Unità avrebbero sempre avuto il fair play di lasciare che Melchiorre Gerbino rovistasse nel cassone dei loro vecchi cliché e ne prendesse a volontà.

Il quinto numero della rivista Mondo Beat - Tiratura copie 8.000 - Datato 30 aprile 1967   Il quinto numero della rivista Mondo Beat - Tiratura copie 8.000 - Datato 30 aprile 1967   Il quinto numero della rivista Mondo Beat - Tiratura copie 8.000 - Datato 30 aprile 1967   Il quinto numero della rivista Mondo Beat - Tiratura copie 8.000 - Datato 30 aprile 1967   Il quinto numero della rivista Mondo Beat - Tiratura copie 8.000 - Datato 30 aprile 1967   Il quinto numero della rivista Mondo Beat - Tiratura copie 8.000 - Datato 30 aprile 1967   Il quinto numero della rivista Mondo Beat - Tiratura copie 8.000 - Datato 30 aprile 1967   Il quinto numero della rivista Mondo Beat - Tiratura copie 8.000 - Datato 30 aprile 1967   Il quinto numero della rivista Mondo Beat - Tiratura copie 8.000 - Datato 30 aprile 1967   Il quinto numero della rivista Mondo Beat - Tiratura copie 8.000 - Datato 30 aprile 1967   Il quinto numero della rivista Mondo Beat - Tiratura copie 8.000 - Datato 30 aprile 1967   Il quinto numero della rivista Mondo Beat - Tiratura copie 8.000 - Datato 30 aprile 1967

Commenti sugli articoli:

pagina 1 -
Al Corriere della Sera un siffatto attacco non se lo sarebbero aspettato. E copie di questo numero, vendute a migliaia per le vie di Milano, se le sarebbero trovate sbattute sotto il naso a ogni piè sospinto. Al Corriere della Sera erano abituati a essere ossequiati quali giornalisti de il più autorevole quotidiano italiano e sarebbero stati accecati dall'ira. E vedremo quali i loro contrattacchi e quali ancora quelli di Mondo Beat e quali le conseguenze.

pagina 2 -
SI DICE: I GIOVANI DI OGGI SONO GLI ACCADEMICI CONSERVATORI DI DOMANI, di Paolo Viganò.
La stupida polemica di Paolo Viganò, che non capiva cosa stesse succedendo con la Contestazione e spingeva un vecchio verso la tomba invece di accattivarlo tra i giovani.

pagina 3 -
LA GUERRA, LA GUERRA E SEMPRE LA GUERRA di Renzo Freschi.
Renzo Freschi, sempre ansioso di pubblicare, si affannava a scrivere anche quando non aveva nulla di originale da dire.

pagina 4 -
Scritti di 3 collaboratori esterni della rivista Mondo Beat
Dei collaboratori esterni Melchiorre Gerbino pubblicava scritti senza averli letti, a condizione che costoro non frequentassero la Cava.
Dei collaboratori esterni Melchiorre Gerbino pubblicava le cazzate senza manco leggere compiutamente quello che scrivevano, quando con una sbirciata si sarebbe reso conto che erano cazzate.

pagina 5 -
Un altro collaboratore esterno della rivista Mondo Beat
Dei collaboratori esterni Melchiorre Gerbino pubblicava scritti senza averli letti, a condizione che costoro non frequentassero la Cava.
Costui si chiamava Giuseppe Franzosi. Egli aveva cominciato col posizionarsi vicino all'entrata della Cava, ora a un lato di essa ora all’altro, ma non tanto vicino all'entrata da intralciare il traffico, e durante una settimana aveva parlato ininterrottamente di tutto, da solo o con altri. La seconda settimana aveva continuato così nel pianterreno della Cava. La terza settimana, prima che fosse sceso nello scantinato, sarebbe stato accolto tra i collaboratori esterni della rivista Mondo Beat e pertanto rassicurato di avere pubblicato un articolo in ogni numero della rivista, ma al tempo stesso intimato di non permanere fisicamente nella Cava per nessun motivo.
A dirlo con una espressione cristiana, Melchiorre Gerbino a Mondo Beat avrebbe portato la croce dei collaboratori esterni. Dovrebbe essere ammirato, se non per altro, almeno per la sopportazione da santo di cui diede prova.

pagina 6 -
I BEATALIANI, di Livio Cafici
Dei collaboratori esterni Melchiorre Gerbino pubblicava scritti senza averli letti, a condizione che costoro non frequentassero la Cava.
E qui, ancora una volta, il collaboratore esterno la cui madre tedesca aveva avvelenato il canelupo.
Prendendo spunto da costui, vale la pena di fare una digressione sul papa Pio XII, al secolo Eugenio Pacelli, romano, che convisse alcuni decenni con Suor Pasqualina, al secolo la bavarese Josephine Lehnert.
Per come Josephine si sarebbe invaghita di Eugenio, la di lui aureola di latin lover avrebbe ispirato migliaia di femmine tedesche, massimamente cattoliche bavaresi, a invaghirsi di maschi italiani, donde le ricadute fin dentro le pagine della rivista Mondo Beat.

Pensa che dovevano fare questi due ogni volta per svestirsi e rivestirsi!
Eugenio Pacelli e Josephine Lehnert.

pagina 7 -
CORDUSIO, di Ombra (Giorgio Cavalli).
La descrizione dei giorni in cui i beats s'incontravano nei sottopassaggi della stazione di metropolitana Cordusio, prima dell'apertura della Cava.
Giorgio Cavalli Ombra fu dei giovani di Mondo Beat uno dei più attivi e famosi.
Trent'anni dopo i tempi di Mondo Beat, Melchiorre Gerbino lo avrebbe rincontrato a Milano. In quell'occasione essi avrebbero parlato un po' dei vecchi tempi e Melchiorre Gerbino, per fare intendere a gente che li ascoltava, a un certo punto disse che Mondo Beat avrebbe voluto essere un movimento anarchico. Al che Ombra avrebbe detto: "Non c'è mai stato nulla di più anarchico di Mondo Beat!" e questo sarebbe stato uno dei complimenti più sentiti che Melchiorre Gerbino avrebbe ricevuto nella sua vita, data la responsabilità che egli aveva avuto a Mondo Beat.

Giorgio Cavalli Ombra a Mondo Beat.
(Foto da Agenzia Franco Sapi) Giorgio Cavalli Ombra quando venne alla Cava a consegnare il suo articolo "Cordusio".
In questa foto, il primo a sinistra, con una mano infilata nella giacca, è Orazio Indelicato. Melchiorre Gerbino è seduto al centro, alla sua sinistra, all'impiedi, Giorgio Cavalli Ombra; l'ultimo a destra è il giovane Ezio Sapi e alla di lui sinistra, che regge una copia di Mondo Beat sottobraccio, è suo padre, Franco Sapi, titolare dell'omonima agenzia.

pagina 8 -
FUORI di René Vento.
René, un trentenne impegnato per l’affermazione dei diritti civili degli omosessuali (come ho già specificato, il termine "gay" non era ancora in uso ai tempi di Mondo Beat), conviveva con un ragazzo scappato di casa, di cognome Vento: donde lo pseudonimo René Vento.
In questo scritto René s'immedesimava nella storia di Vento, che a termine della sua fuga da casa era arrivato alla Cava, e René la descriveva in prima persona, come fosse stato egli stesso il protagonista.

pagina 9
Continuazione dell'articolo FUORI, di René Vento.

Nota. Nel 1971, cioè quattro anni dopo la pubblicazione di FUORI in Mondo Beat, fu fondata un'associazione di omosessuali denominata F.U.O.R.I. e una omonima rivista (Fuori!). Le lettere che componevano la dicitura F.U.O.R.I. stavano a significare rispettivamente Fronte Unitario Omosessuale Rivoluzionario Italiano. A capire come mai questi omosessuali fossero ricorsi a tanta farraginosa denominazione, bisogna sapere che Fernanda Pivano l'aveva suggerita loro. Essi avrebbero difatti dichiarato, a proposito della creazione della rivista 'Fuori': "La rivista era stata concepita pochi mesi prima, durante riunioni informali tenute nella casa milanese di Fernanda Pivano e Ettore Sottsass, cui parteciparono omosessuali di Torino, Milano e Roma."

Storia del Partito Radicale - Guido Aghina e Claudio Jaccarino - Gammalibri - pagina 67
Le macchinazioni di Fernanda Pivano per confondere la memoria di Mondo Beat e farne sciacallaggio.
Già dopo lo scioglimento del Movimento Mondo Beat e la partenza di Melchiore Gerbino da Milano, Fernanda Pivano avrebbe tempestivamente creato tra i giovanissimi delle scuole medie tanti gruppi denominati "Mondo Bit"(!), ovviamente con il placet del Vaticano, che nei governi italiani che si sono susseguiti dalla fine della Seconda Guerra Mondiale ha sempre preteso e ottenuto il controllo del ministero della Pubblica Istruzione.
Ma Melchiorre Gerbino gliel'avrebbe fatta pagare cara a Fernanda Pivano. A Capodanno del 2007, quando costei brindava alla sua imminente elezione a senatrice a vita, Melchiorre Gerbino avrebbe inviato per email una lettera aperta al Presidente della Repubblica:

"Gentilissimo Signor Presidente, Onorevole Giorgio Napolitano,
lo scrivente, Melchiorre Gerbino, é stato il direttore della rivista Mondo Beat e il leader dell'omonimo Movimento. A Mondo Beat nacque La Contestazione, che dal 1967 si propagò in Italia, poi in Francia dal 1968. Mondo Beat fu fondato (Movimento e Rivista) da Vittorio Di Russo, Umberto Tiboni e da me il 15.10.1966 in Milano e in Milano fu disciolto il 15.7.1967, tre giorni dopo che la Tendopoli di "Nuova Barbonia" era stratta distrutta con un'operazione congiunta di esercito, carabinieri e polizia.
Per venire ora a Fernanda Pivano, dirò che, dopo una breve fase iniziale di "annusamento", corse cattivo sangue tra Mondo Beat e il "salotto letterario" di Fernanda Pivano e tra le due parti non vi furono sinergie ma rigetto. Da una parte Fernanda Pivano non capiva il senso e la portata di quello che si andava sviluppando a Mondo Beat, e chiamava ciò "sottocultura di ragazzi di strada", tutta presa a vendere il prodotto della beat generation americana, di cui traduceva e introduceva testi, d'altra parte a Mondo Beat si temeva, specialmente da parte mia, che con vane mode d'oltreoceano Fernanda Pivano facesse rammollire i giovani libertari, che erano invece chiamati a pelare gatte nostrane (e ce n'erano!).
Durante il suo percorso, nel Movimento Mondo Beat confluirono le altre correnti libertarie che operavano in Milano, di cui le più rimarchevoli l'Onda Verde e i provos della "Sacco e Vanzetti", e ciò avvene per la buona volontà di tutti e soprattutto di Giuseppe Pinelli, il quale diede il primo colpo di manovella di ciclostile al primo numero della rivista Mondo Beat e partecipò attivamente allo sviluppo della storia del Movimento fino al suo scioglimento. Dopo lo scioglimento del Movimento, per la stampa di un ultimo numero della Rivista si offrì disinteressatamente l'editore Giangiacomo Feltrinelli.
Come vede, Signor Presidente, un percorso intenso quello di Mondo Beat, otto mesi che fecero storia: da Giuseppe Pinelli, che diede l'avvio della Rivista col ciclostile, a Giangiacomo Feltrinelli che scrisse l'articolo di fondo dell'ultimo numero. In quegli otto mesi a Mondo Beat furono formulate l'ideologia, la metodologia e la terminologia de La Contestazione, che é "azione nonviolenta di massa per l'affermazione dei diritti civili e per la salvaguardia dell'ambiente nell'era nucleare". I termini "contestare", "contestatore", "contestazione", vennero coniati, in questa nuova accezione, a conseguenza delle "diffide" e dei "fogli di via" che la questura di Milano "contestava" ai giovani di Mondo Beat che non erano residenti in città, per rispedirli ai loro luoghi di origine: a un certo punto i giovani di Mondo Beat si appesero il foglio della diffida al collo, come fece Alfio D'Agosta, e a Piazza del Duomo, tra i flash dei fotografi dei quotidiani "contestarono" la questura di Milano, finendo ovviamente in prigione: l'Istituto di correzione minorile Cesare Beccaria e il Carcere di San Vittore ne erano letteralmente intasati. Fu così che da "contestati" i giovani di Mondo Beat mutarono in "contestatori".
Ma a Mondo Beat non ci si impegnò solo in azioni mirate ad affermare i diritti civili, ma ci si impegnò pure a salvaguardia dell'ambiente e al recupero di opere del patrimonio universale, se é vero che i giovani di Mondo Beat furono i primi ad accorrere a Firenze, a dar soccorso dopo l'alluvione, e se é vero che sul loro esempio accorsero a Firenze centinaia di giovani da più parti d'Europa, non pochi dei quali si sarebbero poi integrati in quel "Movimento di Cittadini del Mondo" che fu appunto Mondo Beat. Se i giovani che accorsero a Firenze furono battezzati "angeli del fango" non fu perché avevano i capelli a spazzola e facevano il lavoro bestemmiando tra i denti, ma fu perché avevano lunghe chiome e una generosità inesauribile nel prodigarsi nel fango.
Che faceva intanto Fernanda Pivano? Niente. Qualche fumacchiata di hashish, forse, se é vero che Gianni Scarpelli, uno che frequentava assiduamente il suo salotto, finì in prigione, con grande risonanza sui giornali - il primo caso in Italia! - per consumo di hashsh: Fernanda Pivano finì pure con grande risonanza sui giornali, ma perché fece ottenere a Gianni Scarpelli, che non era pittore, il permesso di dipingere in cella (!).
In quegli otto mesi della sua storia Mondo Beat fu il crogiolo dei temi del rinnovamento della società italiana. Nella redazione della sua Rivista, detta "La Cava" per l'antico scantinato a volta che ne faceva parte, passarono i primi italiani ecologisti, divorzisti, abortisti, obiettori di coscienza al servizio militare obbligatorio, animalisti, macrobiotici, preti che invocavano il diritto al matrimonio, lesbiche e gay dichiarati. E passarono migliaia di giovani, numerosissime le ragazze, di ogni parte d'Italia e di tutte le estrazioni sociali. E passarono tanti giovani stranieri, numerosi i francesi che avrebbero poi propagato La Contestazione nel loro Paese. Il gruppo internazionale più intrinseco a Mondo Beat era formato da circa 400 giovani che facevano "contestazione globale", cioè si rifiutavano di vivere in famiglia, avevano abbandonato l'istituzione scolastica, non si piegavano al lavoro salariato. I loro volti sono immortalati nei quotidiani e nelle riviste d'epoca, ripresi durante tumultuose manifestazioni pubbliche, sit-in, scioperi della fame, denunce al tribunale di Milano contro la questura, contestazioni contro la questura stessa... La redazione di Mondo Beat poteva essere frequentata da chiunque, 24 ore su 24, perché La Cava era sempre aperta e chiunque vi poteva appoggiare il suo zaino in un guardaroba, senza pagare. A nessuno veniva chiesto di identificarsi, né veniva chiesto da dove arrivasse né dove stesse andando, e chiunque poteva restare a suo piacimento nel giro di Mondo Beat se ne rispettava e ne faceva rispettare le tre regole: no alla violenza, no al furto, no alle droghe (le prime due regole erano dettate da ragioni morali, la terza da motivi di sicurezza). Le strutture di Mondo Beat si reggevano economicamente con la Rivista, stampata in migliaia di copie (fino a dodicimila) che i giovani del Movimento vendevano per le strade di Milano e nelle scuole. Nella rivista Mondo Beat non c'erano inserzioni pubblicitarie di sorta. Costava 100 lire, di cui 25 andavano a chi la vendeva e 75 alla redazione. I conti li teneva Umberto Tiboni, uno dei tre fondatori, e i soldi venivano versati in una banca e quando se ne voleva prelevare, per pagare l'affitto della Cava o la tipografia che stampava la Rivista, occorrevano la firma di Tiboni e la mia apposte davanti al cassiere. Io ero quello che, oltre ai miei, selezionavo gli articoli degli altri e preparavo il menabò, ed ero anche il direttore responsabile della Rivista, regolarmente iscritto all'Albo e registrato in tribunale, e il proprietario della testata: ma non era un business, Signor Presidente, perché da sette pubblicazioni e un manifesto mi son venuti quattro sequestri e un processo. Mi dispiace non poterLe fare io stesso omaggio della mia "Storia documentata di Mondo Beat", pubblicata in appendice al libro "I viaggi di Mel" di Marco Philopat, Shake Edizioni, perché da 26 mesi, cioè da quando il Vaticano fallì l'ultima volta di farmi assassinare in Sicilia, vivo da esule, attualmente in Danimarca, ma La invito a prendere visione di quella storia, certo che la troverà interessante... E per concludere su Mondo Beat, il Movimento prese proporzioni nazionali e internazionali e fiumi d'inchiostro scorsero tutti i giorni sui quotidiani e fiumi sui settimanali, finché il Governo Moro, in coincidenza con la "Guerra dei 6 giorni", ordinò la distruzione della Tendopoli di Mondo Beat e fece requisire La Cava. Io presagii allora che non c'era più spazio in Italia per un movimento pacifista e decisi di sciogliere Mondo Beat, essendo caduta su di me la fatalità di dovere prendere decisioni, perché Vittorio Di Russo, uno dei tre fondatori, già da mesi si era ritirato dalla scena e Umberto Tiboni si trovava incarcerato a San Vittore, assieme agli elementi più di spicco del Movimento. Sciolsi Mondo Beat senza patemi, perché il suo modello, La Contestazione, era già stato collaudato a prova di globalizzazione. Ma i "collaboratori esterni" della Rivista, pubblicisti e giornalisti professionisti che negli ultimi tempi si erano avvicinati alla redazione, chiesero di potere dare alle stampe un ultimo numero ed io, convinto che la Rivista non più supportata dal Movimento fosse di nessuna valenza, non mi volli interessare personalmente di quell'ultimo numero e ne affidai la redazione a Gianni De Martino, un diciannovenne della provincia di Salerno che da poco era arrivato a Mondo Beat, il quale mi avrebbe poi seguito in Marocco e a Marrakech mi avrebbe attirato, assieme alla mia compagna svedese Gunilla Unger, in una casa di freak dove mi aspettavano quelli che mi avrebbero dovuto eliminare con una overdose di morfina - me che non mi ero mai bucato - perché in Italia si potesse dire all'opinione pubblica "Avete visto che fine ha fatto quel drogato del direttore di Mondo Beat?!" (di questo affare ho scritto, facendo nomi e cognomi, nel mio libro "Viaggi", Grasso Editore,1990, ma Gianni De Martino e un funzionario dell'Ambasciata d'Italia in Marocco, tale De Mattia, pure implicato nell'affare del mio tentato omicidio, non mi denunziarono per diffamazione, ma fallì la casa editrice Grasso di Bologna e il curatore fallimentare a mia insaputa fece incenerire migliaia di copie del mio libro!)... Nel 1997, trent'anni dopo i tempi di Mondo Beat, quando mi accingevo a pubblicarne la storia con l'Editrice Shake, pensai che sarebbe stato interessante avere alcune introduzioni ad essa, scritte da personaggi disparati di quell'epoca, e pensai di chiedere pure un'introduzione a Gianni De Martino, per liberarlo dal suo karma e recuperarlo a una sorta di fratellanza, e perciò gli consegnai il menabò del libro, note e foto, completo per le stampe, perché, prima di scrivere la sua introduzione, egli leggesse la storia di Mondo Beat, di cui sapeva ben poco, perché era arrivato verso la fine di essa. Che fece Gianni De Martino, mentre io ero andato a distendermi un paio di mesi in Madagascar? Pubblicò a spron battuto presso l'Editrice Castelvecchi la mia storia, stravolgendola e intitolandola "I capelloni", e firmandola col suo nome e con quello di tale Marco Grispigni, e in più concesse graziosamente a Fernanda Pivano il diritto di riprodurne le foto, cosa che quella fece prontamente (questa vicenda é largamente conosciuta). Ma Gianni De Martino é intoccabile, Signor Presidente, perché lavora per il Vaticano. Lei vuole che in Italia si metta in galera uno che lavori per il Vaticano?! E per giunta uno che fa lavori così delicati, come quello che Gianni De Martino fece a Marrakech?!... Non sarebbe giusto! Perché in Italia non si mette in galera manco un prete che sodomizzi il chierichetto nella navata centrale della chiesa durante la messa di Natale: lo si mette ai domiciliari, così che possa continuare comodamente...
E veniamo a Fernanda Pivano.
Ai tempi di Mondo Beat, quando i giovani del Movimento si battevano per i diritti civili, manifestando perché venisse abrogato il "Codice Rocco", ancora in vigore dai tempi del Fascismo, per cui a insindacabile giudizio della polizia si poteva privare della libertà di movimento un cittadino incensurato, contestandogli un foglio di via obbligatorio per il suo paese di residenza e diffidandolo dal soggiornare per 5 anni in Milano, pena un mese di carcere, poi tre se recidivo, poi sei... e quando i giovani del Movimento si impegnavano, come a Firenze, al recupero di parte del patrimonio culturale dell'umanità, allora essi erano per Fernanda Pivano "ragazzi di strada che facevano sottocultura". Poi, quando Mondo Beat fu disciolto e Melchiorre Gerbino si rimise a viaggiare per il mondo, allora Fernanda Pivano promosse tempestivamente, tra i giovanissimi delle scuole, tanti piccoli gruppi "Mondo Bit" e si precipitò a fondare la rivista "Pianeta Fresco", cui aderirono tante illustrissime firme, acciosiacosacchè si creasse un ponte tra la cultura della protesta della beat generation americana e la sottocultura dei ragazzi di strada italiani: peccato che, malgrado la grande pubblicità che gli accordarono i media, dopo due numeri Pianeta Fresco si trasformò in Pianeta Fiasco e ora pudicamente Fernanda Pivano non lo menziona più nella sua biografia. Poi, non vuoi che a casa sua intellettuali omosessuali si riunivano per fondare un movimento gay e Fernanda Pivano, con una folgorazione da genio, suggerì loro di chiamarlo F.U.O.R.I.!, come sta scritto in pubblicazioni autorevoli?! Veramente però "Fuori" era il titolo di due articoli, apparsi in due numeri consecutivi nella rivista Mondo Beat, scritti da Renè Vento, il primo gay italiano dichiarato... E intanto scriveva e parlava di "protesta" della beat generation americana, Fernanda Pivano, e citava Allen Ginsberg, che aveva detto (traduzione di Fernanda Pivano): "Di tutti i beatniks del mondo quelli che mi fanno più tenerezza sono quelli italiani, perché protestano per qualcosa che, nella migliore delle ipotesi, vedranno soltanto i loro figli" (notare bene che Allen Ginsberg diceva e Fernanda Pivano traduceva "protestano"). E poi, nel 1976, dieci anni dopo la fondazione di Mondo Beat, Fernanda Pivano non dava alle stampe, con la casa editrice Arcana, l'opera "C'era una volta un beat. 10 anni di ricerca alternativa"?! E che opera! I ragazzi di strada italiani che avevano fatto sottocultura, nella sua memoria avevano subito una metamorfosi ed erano ricordati come soggetti politici coscienti, grazie a lei che l' 1 Novembre 1966 a Verona aveva presentato Vittorio Di Russo e Melchiorre Gerbino al compagno Bertani, che aveva spiegato loro il programma dello P.S.I.U.P. (Partito Socialista di Unione Proletaria)! E a riprova di ciò Fernanda Pivano riproduceva nel libro un fotomontaggio, così mal fatto che pure uno scemo si poteva accorgere che era un fotomontaggio, in cui l'immagine di Vittorio Di Russo e la mia erano inserite in un contesto di persone a me sconosciute, tra cui questo Bertani. In verità quell' 1 Novembre 1966, quando ancora noi di Mondo Beat e la Pivano "ci si annusava", eravamo stati a Verona a bere vino a casa dell'avvocato Donà, in una collina dell'Oltreadige, e Vittorio Di Russo, come può essere constatato nei registri del pronto soccorso dell'ospedale, dove io stesso lo accompagnai, aveva avuto un raptus etilico: altro che PSIUP!... Questo pubblicava Fernanda Pivano 10 anni dopo la fondazione di Mondo Beat. Poi, col passare ancora degli anni, Fernanda Pivano FINALMENTE CAPÌ che i testi che lei aveva tradotto e introdotto in Italia sulla protesta della beat generation americana storicamente non valevano un fico secco, perché in Italia e in Francia la storia l'aveva fatto La Contestazione! E allora che fece Fernanda Pivano?... Signor Presidente, provi a indovinare!... Ma fece una cosa semplice e geniale! Non scrisse più di "protesta" della beat generation americana ma cominciò a scrivere di "contestazione" della beat generation americana, contestazione che grazie a lei era stata poi portata in Italia!
MA DA DOVE HAI PORTATO LA CONTESTAZIONE, FERNANDA PIVANO, SE LA CONTESTAZIONE É NATA IN ITALIA?! Da dove l'hai portata tu, se La Contestazione é nata a Milano, a Mondo Beat, e l'ho tenuta a battesimo io?! Dall'America non potevi, perché il termine "contestation" non esiste in americano e in inglese nell'accezione con cui viene usato in italiano, tanto che ancor oggi, quando dall'italiano si deve tradurre "contestazione" in americano o in inglese, ci di deve ridurre al termine "protest"! Esiste in francese "La Contestation" perché La Contestazione da Milano si é propagata a Parigi!... La verità é che tu hai trafficato col sangue dei vivi perseguitati, quello di Melchiorre Gerbino, e con la memoria dei morti, quella di Giuseppe Pinelli, che é il volto simbolo de La Contestazione. Da 40 anni coi tuoi scritti, le tue ciarle, i tuoi audiovisivi, tu vai colando un liquame che inquina l'informazione e confonde la memoria, dato che a qualsiasi costo deve restare confusa la storia di Mondo Beat, e ciò perché la prima ondata di contestazione portò dentro San Pietro una femminista con un cartello "L'utero é mio e lo amministro io!", una seconda ondata travolgerebbe (e travolgerà) le mummie dei papi!
Colui che coniò il termine "beat" nell'accezione con cui viene usato per indicare la beat generation americana, Jack Kerouac, disse di te, come tu stessa riferisci in "C'era una volta un beat", Edizione Arcana 1976: "Una spia ebrea comunista". Per me non fa differenza che tu sia ebrea o turca, comunista o fascista, condivido il giudizio di Kerouac che tu sia una spia.
Colui che coniò il termine "contestazione" nell'accezione con cui viene usato contro il sistema, io, Melchiorre "Paolo" Gerbino, scrisse di te, in "Viaggi", Grasso Editore, 1990: "Una donnina subdola, vera kapo di provinciali italiani".
Ma figuriamoci se tu ti curassi di quello che poteva dire di te Kerouac o scrivere Gerbino! Tu hai proceduto senza soste, tra premi letterari e standing ovation, fino a pretendere ora di essere eletta senatore a vita.
Signor Presidente della Repubblica Italiana, Onorevole Giorgio Napolitano, io capisco bene che un presidente non può sottrarsi ai dettami della realpolitik, ma che anzi, a maggior ragione di altri, vi si deve adeguare. Quando Lei avrà insignito Fernanda Pivano senatore a vita, noi non ci strapperemo le vesti, perché ce le siamo già strappate quando il Vaticano fece eleggere Oscar Luigi Scalfaro presidente della Repubblica italiana, né ci sbellicheremo dalle risate alla vista di Fernanda Pivano sollevata a senatore, perché ci siamo già sbellicati quando fu eletto senatore il cavallo dell'imperatore Caligola.
Nel formulare auguri per il 2007 a Lei, Signor Presidente, e a quanti leggeranno questa lettera, sentitamente saluto
Melchiorre Gerbino
direttore di Mondo Beat e leader de La Contestazione
Copenhagen, 31 dicembre 2006."

Questa lettera avrebbe impedito che Fernanda Pivano fosse eletta senatrice a vita.
Lettera aperta di Melchiorre Gerbino al Presidente della Repubblica Italiana.
Questa lettera, che oltre che al Presidente fu spedita per email a ogni senatore della Repubblica, impedì che Fernanda Pivano fosse eletta senatrice a vita.

E per dirla tutta su Fernanda Pivano, quando costei sarebbe morta, il Vaticano avrebbe mobilitato per le esequie il prete Andrea Gallo, che faceva lo stesso lavoro sporco che Fernanda Pivano aveva fatto: invogliare la gente a votare per partiti politici finti progressisti, in realtà gestiti da CIA (Rivoluzione Civile Ingroia) e Confindustria (Rifondazione Comunista)

Andrea Gallo e Fernanda Pivano, che invogliavano a votare per partiti finti progressisti, inrealtà gestiti da CIA e Confindustria

E al pronunciare l'omelia, questo svergognato Andrea Gallo avrebbe avuto tanta faccia tosta da chiamare Fernanda Pivano "Signora Libertà" e "Signora Anarchia"!

pagina 10 -
2 poesie di Tella (Tella Ferrari).

1 poesia di tale Pitschen, un collaboratore esterno.
Dei collaboratori esterni Melchiorre Gerbino pubblicava scritti senza averli letti, a condizione che costoro non frequentassero la Cava.

pagina 11 -
I BEATS E L'ARTE di Sandro Maler.

pagina 12 -
Copia dell'esposto-denuncia presentato da Mondo Beat contro la Questura di Milano.
Il documento, corredato da dettagliate denunce di vessazioni e violenze che giovani del Movimento Mondo Beat avevano subito da agenti della Questura di Milano, fu preparato dagli avvocati Alessandro Garlatti e Carlo Invernizzi e sottoscritto da interessati e testimoni.

Nota.
Tutti i cliché fotografici pubblicati in questo numero furono incettati da Melchiorre Gerbino nel cassone di quelli già stampati dal quotidiano L’Unità.
Le 8.000 copie di questo numero, datato 30 aprile 1967, ci furono consegnate dalla Tecnografica Milanese il 27.

Note su Eros Alesi Pasticca

Di Eros Alesi si è già scritto e si sono mostrate foto in questa ricostruzione della storia di Mondo Beat; nel proseguo di essa si documenterà ancora la sua partecipazione al Movimento. Qui Melchiorre Gerbino vuole ora ricordare i genitori di Eros Alesi e fare una riflessione sul di lui suicidio.

La madre di Eros Alesi, Angela Polidoro, sarebbe venuta a inizi maggio del 67 da Roma a Milano, per incontrarlo. Lei aveva creduto che Eros, che era scappato di casa, si nascondesse a Roma e lì lo aveva a lungo cercato, ma poi qualcuno l'avrebbe informata che Eros frequentava la Cava di Mondo Beat a Milano.
Disinvolta, disincantata, come l'avrebbe definita un giornalista, Angela Polidoro a quel giornalista avrebbe dichiarato: "Ho voluto vedere, toccare con mano ogni cosa. Sapere dove ha deciso di vivere mio figlio, conoscere i suoi amici, ascoltare i loro discorsi. E mi sono piaciuti, loro mi hanno convinto. Mi sono piaciuti più loro di tutto il resto di Milano. Così che quando ho dovuto partire perché i miei soldi erano finiti, e ho dovuto tornare a Roma, mi dispiaceva molto perché mi sentivo anch'io una beat."
Questo dire di Angela Polidoro fa capire il cambiamento che il Movimento Mondo Beat produsse nella società. Era la prima volta che gli anziani avrebbero potuto unirsi ai giovani e starci in mezzo come giovani essi stessi, se dei giovani avessero condiviso le motivazioni. In verità la Contestazione, prima in Italia, poi in Francia, poi nei luoghi più disparati del mondo, più di recente nelle società islamiche, sarebbe stata sempre manifestazione di persone di tutte le età.

Tra i tanti genitori che sarebbero venuti nella Tendopoli di Mondo Beat in cerca dei loro figli, ci sarebbe stato pure Felice Alesi, padre di Eros. Vi arrivò verso la fine di maggio. In quel periodo Eros si muoveva incessantemente, a piedi per Milano e in autostop per il Nord Italia, in compagnia di Smilzo e Zafferano, e suo padre, nei due giorni in cui si sarebbe fermato nella tendopoli, non sarebbe riuscito a stare assieme a lui che pochi minuti. Felice Alesi, durante i due giorni in cui avrebbe alloggiato nella tenda di Eros, avrebbe chiesto la compagnia di Melchiorre Gerbino e questi gliel'avrebbe accordata per il possibile. Nella tenda Felice Alesi aveva collocato una cassetta di pere e ne affettava con un coltellino e ne mangiava e offriva. Era un popolano romano, bonomia e sarcasmo, scuro di carnagione, tarchiato, intorno alla quarantina, che perciò aveva vissuto la sua gioventù in piena seconda guerra mondiale e difatti di tanto in tanto si affacciava con la testa fuori dalla tenda a scrutare il cielo, come se da un momento all'altro fossero potuti arrivare aerei a bombardarci…

Il suicidio di Eros Alesi.
Non ne parlerei se non l’avessi conosciuto bene. Pasticca era il ragazzo più popolare del Movimento Mondo Beat perché più di chiunque simpatico e indomito.
Egli, come tanti altri giovani di quegli anni, avrebbe intrapreso un viaggio verso l'India. Molti di quei giovani non sarebbero arrivati più lontano di Istanbul, dove difatti Eros Alesi fece un anno di prigione. Arrivò a Teheran che gli stavano finendo i soldi. Non ce l'avrebbe fatta ad arrivare in India se non avesse rubato il pantalone, con un centinaio di dollari, di un francese suo compagno di camera d'albergo, mentre quello stava facendo una doccia. Quando, dopo quella che egli descrive nelle sue memorie come "grande lotta interiore", decise di rubare quel pantalone e scappare verso l'India, decise pure che dopo l'India si sarebbe suicidato. Così era Eros Alesi. E difatti si suicidò a Roma col venticello di ponente, con l'erbetta che ondeggiava, in una dimensione idilliaca, che attraversò in punta di piedi per andarsi a buttare giù da un muro, quando avrebbe potuto entrare in una drogheria a bere un bicchiere di latte o in una taverna a bere un bicchiere di vino. Così era il grande Eros Alesi.

Eros Alesi, i suoi genitori, il suicidio
Eros Alesi Pasticca, il ragazzo più popolare del Movimento Mondo Beat.


Storia di Mondo Beat. Capitolo 12