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Gunilla Unger diede un tocco di stile scandinavo al Movimento Mondo Beat. Melchiorre Paolo Gerbino formulo' e rodo' i modelli della Contestazione.

- Gunilla Unger fu il riferimento delle prime ragazze che aderirono a Mondo Beat e promosse tra le ragazze e i ragazzi di Mondo Beat un fair play di stile scandinavo di cui il Movimento tutto si sarebbe caratterizzato.

- Melchiorre Paolo Gerbino formulò e rodò i modelli della Contestazione.


La sede di Mondo Beat, la Cava, sarebbe diventata punto di riferimento, oltre che per i giovani libertari, anche per i giovani viaggiatori, che avrebbero potuto rilassarcisi e avere le loro cose custodite. E non essendoci nella Cava una gerarchia, e pertanto nessuno che potesse impartire ordini ad altri, anche i giovani più scontrosi e solitari vi si sarebbero trovati a loro agio. Ma la caratteristica eccezionale della Cava sarebbe stata che, essendo essa infiltrata da agenti dei servizi segreti e da informatori di polizia, e tutti i ragazzi e le ragazze che la frequentavano essendone consapevoli, in essa si sarebbe venuta a creare una partecipazione di giovani esemplari. Mondo Beat non voleva promuovere alcun tipo di azione illegale, quindi non aveva nulla da nascondere, al contrario, voleva evidenziare come la Costituzione italiana a parole garantisse diritti che in realtà il potere avrebbe negato. E perciò nella Cava ci sarebbe stata una partecipazione di giovani eroici, di cui il Movimento Mondo Beat tutto si sarebbe caratterizzato, giovani che si sarebbero confrontati col potere a viso aperto, per fare valere i loro diritti e affermare i diritti civili in generale. Per altro verso i codardi e gli sciocchi, che scimmiottavano mode buddiste e Beat Generation, dalla Cava se ne sarebbero stati alla larga per non correre rischi.

Venendo ora alla ricostruzione cronologica degli eventi, a metà febbraio 1967 Umberto Tiboni aveva localizzato una tipografia nei pressi della Cava, la Tecnografica Milanese, pronta a stampare un numero della rivista a prezzo imbattibile e a spron battuto, a condizione che il pagamento fosse anticipato. Avevamo dei soldi dalla vendita del secondo numero della rivista, ma non erano sufficienti, e pertanto Umberto Tiboni, Gunilla Unger e Melchiorre Gerbino avrebbero dovuto donare nuovamente dei loro, ma dopo di che Mondo Beat avrebbe dovuto essere autosufficiente e i soldi non avrebbero potuto provenire che dalla vendita della rivista. Abbiamo creduto di potercela fare, perché il Movimento si era grandemente affermato dopo l'apertura della Cava. E così quello stesso giorno Umberto Tiboni e Melchiorre Gerbino avrebbero consegnato alla Tecnografica Milanese il menabò di un nuovo numero della rivista e i soldi per stamparne quattromila copie.
Per quanto concerne questo numero, Melchiorre Gerbino non avrebbe esitato ad attaccare il potere a viso aperto, avendo riprodotto nella copertina di esso un collage di diffide e fogli di via obbligatori ingiunti a giovani di Mondo Beat da questure di diverse città italiane.
E però il 18 febbraio, cioè due giorni dopo che erano stati consegnati alla Tecnografica Milanese i soldi e il menabò per la stampa di questo numero, e quando le 4.000 copie di esso non ci erano state ancora consegnate, la Cava veniva assediata da poliziotti in borghese.
A Mondo Beat non ci saremmo attesi questo, perché la Cava era la sede ufficiale di una rivista che aveva tutti i crismi della legalità, registrata alla Camera di commercio, registrata all'Ordine di giornalisti, autorizzata dal Tribunale di Milano. Ma in Vaticano volevano paralizzare il Movimento, che si stava molto espandendo, e non sarebbero andati per il sottile, perché avevano creduto che il Movimento non avrebbe affrontato la polizia. Fin lì il Vaticano aveva fatto attenzione solo a non pestare i piedi ai comunisti, perché quelli avrebbero potuto paralizzare l'Italia.
E ai poliziotti sarebbe stato ora facile intercettare i giovani di Mondo Beat che non avevano residenza a Milano. Sarebbe bastato ai poliziotti appostarsi nelle strade adiacenti la Cava e fare controllo di documenti. E così fummo falcidiati da diffide e fogli di via obbligatori. E questa delle diffide e dei fogli di via obbligatori era diventata prassi poliziesca in quelle città, oltre Milano, dove il Movimento si era propagato: Torino, Genova, Padova, Trento Bologna, Firenze, Roma... Di conseguenza avrebbero lasciato la Cava i diffidati dal permanere in Milano, mentre sarebbero affluiti alla Cava i diffidati da altre città, alcuni diffidati da tre, quattro, cinque città!...
Come è già stato descritto nell'introduzione a questa storia di Mondo Beat, nei documenti dei fogli di via obbligatori, ingiunti ai beats da varie questure, suoleva campeggiare la scritta SI CONTESTA, e il SI CONTESTA ci avrebbe ossessionato, tanto che a un certo punto, alla vecchietta col cagnolino che gli chiedeva "Ma lei perché protesta?", Gerbino, parafrasando la terminologia poliziesca, avrebbe risposto "No, signora, io non protesto, io contesto!", e da quel momento egli avrebbe risposto così ai tanti che gli avrebbero chiesto perché protestava. Da lì egli avrebbe formulato i neologismi "contestatore" e "contestatario"; e lo slogan "L'inserito protesta, il beat contesta" e così il Movimento Mondo Beat si sarebbe connotato della "Contestazione", la cui terminologia e prassi si sarebbero diffuse in Italia prima, poi in Francia e nel mondo francofono, poi per ogni dove. Tale era stata la disperazione di Melchiorre Gerbino, a causa del SI CONTESTA, che la sua reazione avrebbe avuto esito mondiale. Ma non subito, perché quando la Tecnografica Milanese ci venne a consegnare le 4.000 copie del nuovo numero della rivista Mondo Beat, il Movimento era sotto assedio della Questura di Milano e correva il rischio di esserne soffocato.


"MONDO BEAT N. 1"
(terzo della serie dei 7 numeri della rivista Mondo Beat)
- dell'1 marzo 1967 - tiratura copie 4.000 -


Nota. Consegnatoci il 24 febbraio, questo numero era datato 1 marzo 1967. A eccezione del cliché di copertina, composto da diffide e fogli di via obbligatori e messo a punto nella sede di Mondo Beat, tutti gli altri cliché coi quali Melchiorre Gerbino strutturò il menabò erano stati offerti a Mondo Beat dal quotidiano L’Unità, organo ufficiale del Partito Comunista Italiano. Erano clichés già usati per la stampa, per L'Unità ormai di nessuna utilità, e si trovavano accatastati alla rinfusa in un cassone, cui a Gerbino aveva dato accesso il giornalista Giorgio Manzini, da cui Gerbino era stato intervistato. Come si vedrà, nella rivista Mondo Beat apparirà sempre chiara e netta la distanza con cui il Movimento si sarebbe tenuto dai comunisti (cosiccome dai fascisti) ma a L’Unità avrebbero sempre avuto il fair play di lasciare che Gerbino rovistasse nel cassone dei loro vecchi cliché e ne prendesse a volontà.

Melchiorre Gerbino riproduceva un collage di diffide e fogli di via obbligatori ingiunti a giovani di Mondo Beat da questure di varie citta'
Copertina di Mondo Beat N. 1 con cui il Movimento Mondo Beat contestava il potere a viso aperto.
Melchiorre Gerbino vi riproduceva un collage di diffide e fogli di via obbligatori ingiunti a giovani di Mondo Beat da questure di varie città. Si trattava di ingiunzioni incostituzionali, con cui la polizia ordinava a cittadini che non avevano commesso alcun reato di non permanere per anni in aree del territorio nazionale, pena la galera se non ottemperavano.
Questa copertina segna la data storica della nascita della Contestazione, il momento in cui i giovani di Mondo Beat mutarono da contestati in contestatori.

Riproduzione delle altre pagine di Mondo Beat N. 1 e commenti sugli aricoli:

Il terzo numero della rivista Mondo Beat - Tiratura copie 4.000 - Datato 1 marzo 1967   Il terzo numero della rivista Mondo Beat - Tiratura copie 4.000 - Datato 1 marzo 1967   Il terzo numero della rivista Mondo Beat - Tiratura copie 4.000 - Datato 1 marzo 1967   Il terzo numero della rivista Mondo Beat - Tiratura copie 4.000 - Datato 1 marzo 1967   Il terzo numero della rivista Mondo Beat - Tiratura copie 4.000 - Datato 1 marzo 1967   Il terzo numero della rivista Mondo Beat - Tiratura copie 4.000 - Datato 1 marzo 1967   Il terzo numero della rivista Mondo Beat - Tiratura copie 4.000 - Datato 1 marzo 1967   Il terzo numero della rivista Mondo Beat - Tiratura copie 4.000 - Datato 1 marzo 1967   Il terzo numero della rivista Mondo Beat - Tiratura copie 4.000 - Datato 1 marzo 1967

pagina 2 -
TESTAMENTO (ironico) di Stefano Mondo, cui era stato ingiunto un foglio di via obbligatorio e si apprestava a lasciare Milano.

Questa foto fu scattata nella Cava ancor prima che ne fosse inaugurata l'apertura
Stefano Mondo nella Cava con Maria, Gunilla Unger e Melchiorre Gerbino (i 4 in prima fila).
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Nella stessa pagina 2, LA SQUOLA di Renzo Freschi, il termine "squola" scritto appositamente di maniera errata, con la "q" in luogo della "c".
Renzo Freschi, grazie agli articoli di Antonio Pilati e di Marco Maria Sigiani pubblicati nel precedente numero, di cui egli aveva preso visione, avrebbe finalmente capito quale sorta di contributo dare alla rivista e avrebbe perciò scritto questo articolo sul sistema scolastico italiano con cui avrebbe dato sfogo di sé con una sincera miscela di ironia e di rabbia.
L'articolo "La Squola" sarebbe servito da pretesto perché questo numero venisse sequestrato. Il pubblico ministero Antonino Scopelliti, della Procura della repubblica di Milano, avrebbe ravvisato un reato perseguibile penalmente nella frase: Ed io ora vado a casa e mi ...sturbo ma l'orgasmo non viene perché sono affetto da impotenza sociale scolastica.
L’incriminazione, grazie alla quale si sarebbe potuto eseguire il sequestro, era evidentemente pretestuosa. Quello che in realtà il potere non aveva digerito era il collage di diffide e fogli di via obbligatori pubblicato in copertina di questo numero. E comunque, data la lentezza e farraginosità della burocrazia italiana, gli agenti sarebbero arrivati alla Cava per effettuare il sequestro quando di questo numero non se ne trovava più una copia a pagarla a peso d'oro.

Dei 7 numeri di Mondo Beat,1 sarebbero stato sequestrato per ordinanza della magistratura, 3 parzialmente confiscati in vari modi
Mondo Beat sequestrato per contenuto contrario al buon costume.
L'Osservatore Romano, organo ufficiale della Santa Sede, non si sarebbe lasciata sfuggire l'occasione di comunicare ai suoi lettori come Mondo Beat fosse una pubblicazione scostumata.

Al processo che sarebbe seguito, Renzo Freschi e Melchiorre Gerbino sarebbero stati assolti perché il fatto non costituiva reato
Melchiorre Gerbino e Renzo Freschi incriminati.
Il Giorno, che intanto da quotidiano di respiro nazionale si stava riducendo a giornale locale, definiva Mondo Beat giornaletto. Alla fine di questa farsa, con cui si era voluto sequestrare un numero di Mondo Beat perché in prima pagina riproduceva un collage di ingiunzioni poliziesche incostituzionali, Melchiorre Gerbino e Renzo Freschi sarebbero stati assolti perché imputati di un "fatto che non costituiva reato".

Nota:
Il magistrato Antonino Scopelliti sarebbe poi stato misteriosamente ucciso in una imboscata in Calabria, sua terra natia, e non certo perché aveva fatto sequestrare questo numero della rivista Mondo Beat, ma chi sa per quali intrighi da cui s'era fatto coinvolgere dal Vaticano. Il Vaticano sa come mettere a suo servizio magistrati (e questo era certamente il caso di Scopelliti, che aveva sequestrato un numero di Mondo Beat perché c'era scritto "mi ...sturbo") e però poi taluni di questi magistrati sembrerebbe che il Vaticano faccia assassinare, per girare pesanti pagine di imbrogli giudiziari, dopo di che, se possibile, il Vaticano mette al suo servizio parenti degli assassinati, e con grande esposizione mediatica, per allontanare i sospetti da sé e farli ricadere su Mafia, 'Ndrangheta, Brigate Rosse... e questo sembrerebbe proprio il caso Scopelliti, essendo stata la di lui figlia Rosanna promossa a fare da spalla al prete Luigi Ciotti. (Mica stupidi questi signori!).

Rosanna Scopelliti promossa a fare da spalla a Luigi Ciotti
Luigi Ciotti, il capocomico del Vaticano, che con Libera combatte la Criminalità Organizzata (dal Vaticano).

pagina 3 -
METODOLOGIA PROVOCATORIA DELL'ONDA VERDE di Marco Daniele.

pagina 4 -
METODI DEI BEATS di Marco Daniele.

Marco Daniele
Marco Daniele dell'Onda Verde.
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PER DIRLO CON LE PAROLE di Melchiorre Paolo Gerbino (m. PAOLO g.)
Una rude presa di posizione verso quanti, estranei a Mondo Beat e ai rischi che vi si correvano, parlavano a nome nostro e si venivano a mettere accanto a noi al momento delle foto.

pagina 5 -
DISCORSO SULLA PACE GENERICA di Andrea Valcarenghi.
Come già descritto, la fusione tra Mondo Beat, Onda Verde, Provos della Sacco e Vanzetti, avvenne a casa di Andrea Valcarenghi il 15 dicembre 1966. All'evento avrebbero presenziato Antonio Pilati, Gianfranco Sanguinetti, Marco Maria Sigiani, Andrea Valcarenghi, in rappresentanza di Onda Verde; Giuseppe Pinelli, in rappresentanza dei Provos della Sacco e Vanzetti; Gunilla Unger, Umberto Tiboni, Melchiorre Gerbino, in rappresentanza di Mondo Beat.
Qui voglio aggiungere un dettaglio divertente, cioè che alla procedura della fusione presenziarono due maggiordomi in livrea, con sorpresa di Giuseppe Pinelli e Melchiorre Gerbino, che si scambiarono sguardi divertiti durante i tanti atti cerimoniali dei due maggiordomi. In quell'occasione Melchiorre Gerbino pensò che con ciò Andrea Valcarenghi aveva voluto mettere in chiaro che egli non aveva complessi a causa del suo status di aristocratico. Come si sa, Pyotr Alexeyevich Kropotkin, uno dei padri dell'anarchismo, era principe di un casato che aveva regnato in Russia prima dei Romanov e ciò non gli avrebbe impedito di concepire un mondo più equo e con la sua azione militante mostrare il cammino per realizzarlo. Ma Melchiorre Gerbino avrebbe poi capito che il caso di Valcarenghi era diverso da quello di Kropotkin, diverso essendo stato il quoziente di intelligenza dei due. Più avanti diremo dello sfortunato caso di Andrea Valcarenghi.

pagina 6 -
PER DEFINIRE LA NOSTRA TERMINOLOGIA di Peter Cadogan.
Peter Cadogan, il più rinomato socialista inglese, fu espulso da diverse organizzazioni per il suo inesauribile cercare oltre e sarebbe morto dicendo "live differently".

pagina 7 -
PER DEFINIRE LA NOSTRA TERMINOLOGIA (continuazione dalla pagina 6) di Peter Cadogan.

pagina 8 -
POESIE, rispettivamente di Tella (Ferrari), Ivano Urban e Carlo Silvestro e di quest'ultimo un articolo su come nel linguaggio comune i fatti più atroci (uccide moglie e figli) vengano descritti senza fastidi linguistici, mentre, trattando di sesso, le parole devono in qualche modo essere supportate da circonlocuzioni e premesse.
Carlo Silvestro e Ivano Urban erano personaggi di spicco tra i beats di Roma. Carlo Silvestro, fotografo, lasciava periodicamente una Roma sonnolenta per venire a Milano, attratto dall'occhio del ciclone della Contestazione.
E prendendo spunto da questi due simpatici personaggi romani, Ivano Urban e Carlo Silvestro, voglio spendere due parole su Roma e Milano ai tempi del Movimento Mondo Beat.
Degli impostori, che si adoperano a trivializzare la storia della rivolta della gioventù in Italia, asseriscono che essa fu incentivata da capelloni stranieri che oziavano al sole nella Scalinata di Trinità dei Monti a Roma. Ma, se così fosse stato, il Movimento si sarebbe manifestato a Roma e non a Milano. Ma così non fu e fu un vero peccato che, se il Movimento si fosse manifestato a Roma, avremmo avuto il Portone di San Pietro a un tiro di cerbottana!
In verità, molti semi del Movimento Mondo Beat sono provenuti da Gamla Stan, la Città Vecchia di Stoccolma, il cui underground Gunilla Unger e Melchiorre Gerbino frequentarono nella prima metà degli Anni 60, in un ambiente allora frequentato dalla gioventù più cosmopolita, e in cui avrebbero incontrato anche Vittorio Di Russo. Due anni dopo i tempi di Stoccolma, Gunilla Unger e Melchiorre Gerbino si sarebbero rincontrati con Vittorio Di Russo a Milano e lì sarebbe stato fondato il Movimento Mondo Beat.

pagina 9 -
MA CHI SONO? di Enrico.
Apprezzato per la linearità dei suoi articoli, Enrico era un misterioso personaggio di mezza età. Alla fine della storia di Mondo Beat si sarebbe scoperto che era un giornalista del Corriere della Sera, che all'insaputa del suo giornale aveva scritto nelle pagine di Mondo Beat quello che sinceramente pensava del malessere della gioventù.

pagina 10 -
10.000 MANIFESTINI.
Questo volantino, promosso da Giuseppe Pinelli, fu ciclostilato in 10.000 copie nella sezione Sacco e Vanzetti e distribuito nelle strade e nelle scuole di Milano. Riassumeva eventi cui avevano partecipato giovani beats, provos e ondaverde.
Melchiorre Gerbino fu richiesto di pubblicare copia di questo volantino nella rivista Mondo Beat e lo fece, ma con una certa riluttanza, che però non mostrò a Giuseppe Pinelli, perché era legato a lui e a Pinky Gallieri da sincera fratellanza anarchica.
Perché questa riluttanza di Melchiorre Gerbino?
Perché nel volantino, tra le manifestazioni avvenute, ne veniva menzionata una "per il Vietnam". Mondo Beat non vi aveva partecipato ed era assolutamente contrario a partecipare a manifestazioni per il Vietnam, perché di queste si avvantaggiava il Partito Comunista Italiano, i cui giovani erano tanto bigotti quanto quelli dell'Azione Cattolica, ma erano ancor più ridicoli, perché i giovani cattolici per moralità si astenevano dalla rivoluzione sessuale promossa da Mondo Beat, mentre quelli comunisti perché non avevano tempo da perdere, che dovevano studiare le lettere di Lenin, ma poi, quando il comunismo avrebbe trionfato nel mondo, allora i loro nipoti finalmente si sarebbero fatti una bella scopata. Peraltro queste manifestazioni per il Vietnam si svolgevano in un'atmosfera gioconda, i partecipanti protetti dalla polizia, ben diverse dalle manifestazioni di Mondo Beat intese ad affermare i diritti civili in Italia, che invece provocavano reazioni violente da parte dei media di regime e violenze da parte dei poliziotti dei reparti speciali.
Quelli della Sacco e Vanzetti partecipavano a manifestazioni per il Vietnam e in questo c'era dissenso fraterno con Mondo Beat.
Il punto di vista di Mondo Beat sarebbe stato ben chiarito da Marco Maria Sigiani in uno dei suoi articoli, pubblicato nella rivista Mondo Beat. Sigiani avrebbe citato Mario Savio, il quale affermava che è molto più facile farsi consapevoli dell'oppressione che subiscono altri, e reagire con ira verbale, che farsi consapevoli dell'oppressione cui siamo sottoposti noi stessi e prendere posizione per liberarcene. Nello stesso articolo, Marco Maria Sigiani faceva notare come i nostri giovani politicizzati, che protestavano per la guerra nel Vietnam, non si sarebbero mossi di un centimetro se una studentessa fosse stata costretta dall'isteria di un insegnante a togliersi il mascara nel bagno, né avrebbero protestato se il giornale del loro istituto fosse stato ridotto a un colabrodo dalla censura del preside.
E poi in Italia c'era molto peggio di tanto, che l'evasione fiscale era pari a quella dei paesi dell'Africa Nera, appalti pubblici venivano assegnati di maniera fraudolenta, il Vaticano aggiustava il corso della politica con corruzione e omicidi di Mafia.
A Mondo Beat non ci si doveva distrarre da tutto questo e perciò, nell'assolvere alla doppia funzione di direttore della rivista Mondo Beat e di leader nelle manifestazioni pubbliche del Movimento, la condotta di Melchiorre Gerbino sarebbe stata drastica: per un verso nella rivista Mondo Beat nessuno scimmiottamento di mode letterarie Beat Generation, per altro verso nelle piazze nessuna adesione a manifestazioni per il Vietnam del Nord. Per il suo fare drastico, Melchiorre Gerbino si sarebbe attirata tanta antipatia, ma grazie a questa inflessibile linea la Contestazione si sarebbe connotata di un proprio carattere e vi avrebbero partecipato giovani delle più disparate tendenze politiche e di tutte le classi sociali, che si sarebbero trovati fianco a fianco impegnati ad affermare i diritti civili nel nostro Paese.

Questa la linea della Contestazione
"Il nostro Vietnam è l'Italia". Questo il messaggio di Mondo Beat alla gioventù italiana (foto da AGI - Il Giorno)


Storia di Mondo Beat. Capitolo 8